“Esprimo sdegno per quanto venuto fuori dalle inchieste delle Forze dell’Ordine. Condanniamo con forza queste pratiche che non hanno nulla a che vedere con lo sport. E’ un fatto gravissimo che purtroppo, come ci mostrano le indagini di questi giorni, interessa anche la nostra realtà territoriale”.
Non usa mezzi termini il presidente regionale della Federazione ciclistica italiana, Salvatore D’Aquila, per commentare lo scandalo doping che ha colpito anche il ciclismo ibleo. Ben 34 le persone denunciate, in buona parte della provincia di Ragusa, per aver fatto uso di sostanze illecite per avere una ‘carica’ in più.
Ciclisti amatoriali dei quali, ovviamente, non si conoscono le generalità. Il professore D’Aquila precisa: “Le due gare al termine delle quali i ciclisti sono stati sottoposti ai controlli non erano organizzate dalla Federazione. La stragrande maggioranza dei ciclisti amatoriali sono iscritti a enti di promozione. Noi non conosciamo i nomi delle persone coinvolte, ma – ripeto – una percentuale altissima dei cicloamatori è iscritta agli enti di promozione. E poi non esiste un sistema unico di iscritti, una sorta di tesserino unico”.
Per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi, D’Aquila spiega che la Federazione segue in modo dettagliato una serie di ‘prescrizioni’: giuria, direttore di corsa. Figure che non sempre sono presenti nelle altre manifestazioni ciclistiche non organizzate dalla Federazione.
“Sia bene inteso, questo non c’entra assolutamente nulla con il doping e non sto certo a puntare il dito contro nessuno. Quello che, invece, voglio sottolineare – dice il presidente regionale della Federazione ciclistica italiana – è il plauso alle Forze dell’ordine per i controlli. Si sta creando una banca dati a livello nazionale grazie alla collaborazione con i Nas. Il fenomeno del doping è triste, umilia quanti fanno sport in modo serio”.