Strali polemici all’indomani della conferenza stampa dell’amministrazione comunale sulla questione di Randello dopo la bocciatura, da parte del Tar, del ricorso presentato dal Donnafugata Resort.
Il presidente del consiglio comunale, Gianni Iacono, si era detto perplesso per il visto dato dalla Soprintendenza al progetto poi “stoppato” dal Comune. Duro attacco nei confronti della Soprintendenza era venuto anche da Legambiente.
La dirigente dell’ente di tutela, Rosalba Panvini, insieme all’architetto Giorgio Battaglia, dirigente dell’area Beni paesaggistici, rispondono alle critiche, ma solo nei confronti dell’amministrazione. Non citano, invece, Legambiente.
“Si rimane meravigliati – scrivono Panvini e Battaglia – dal tenore della conferenza stampa tenuta dall’Amministrazione comunale e dalle affermazioni del sindaco e del presidente Iacono in merito alla sentenza del Tar relativa alla spiaggia di Randello. Le frasi mistificatorie e ingannevoli sul contenuto della sentenza in realtà non possono dimostrare assolutamente alcun errore da parte della Soprintendenza”.
E aggiungono: “Il Tar suggerisce alla società proponente di ripresentare il progetto con alcune modifiche perché possa essere approvato dal Comune”. Spiegano poi che: “Già alla richiesta di chiarimenti, con nota dell’8 giugno 2015, la Soprintendenza aveva risposto in modo inequivocabile e coerente con la legge e le circolari dell’Assessorato Territorio e Ambiente che normano le strutture ammesse entro i 150 metri dalla battigia e al servizio della fruizione del mare, dando, peraltro, incarico al Comune stesso di accertare la proponibilità dell’intervento sotto il profilo urbanistico edilizio”.
La Soprintendenza ricorda che ha come compito quello di esprimersi “solo sotto il profilo paesaggistico”, mentre “spetta al Comune l’accertamento della compatibilità urbanistico-edilizia”. Spiegano, inoltre, che dai progetti presentati, gli “elaborati evidenziano indiscutibilmente la precarietà delle fondazioni e dell’intera struttura”.
Differente, tuttavia, appare la conclusione del Tar che ritiene il progetto presentato incompatibile in quanto le opere proposte non sarebbero amovibili terminata la stagione estiva. Per queste motivazioni i giudici del Tar hanno dato ragione al Comune che aveva imposto la rimozione della pedana installata dal Donnafugata Resort.
[Fonte Giornale di Sicilia]