Chiuso il “cerchio” delle indagini sull’incidente mortale costato la vita a un tunisino di 36 anni. L’uomo, intorno alle due della notte tra domenica e lunedì, mentre camminava a piedi in contrada Randello, la era stato investito da un’auto con a bordo due giovani. La conducente V.I. 29enne e la passeggera D.B. 30enne, sono state entrambe denunciate all’autorità giudiziaria per il reato di concorso in omissione di soccorso poiché non si sono fermate dopo l’investimento del pedone.
“Non sono state arrestate – spiegano i carabinieri, sebbene l’arresto sia possibile anche fuori dai casi di flagranza, perché, come prevede il codice della strada, si sono presentate entro 24 ore. La conducente dell’auto è stata inoltre indagata per i reati di omicidio colposo aggravato e guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti poiché quando ha investito e ucciso Ismail Fadhel aveva da poco assunto stupefacenti, come indicato dalle analisi svolte presso l’ospedale Guzzardi di Vittoria. Le due giovani si erano presentate alla Polizia prima di recarsi dai Carabinieri, come ha fatto sapere il Commissariato di Vittoria. La Polizia ha spiegato che le due giovani, alle 3,20, si erano presentate insieme a un uomo di 35 anni per denunciare l’accaduto. Una conferma del fatto che, al momento del sinistro, non hanno atteso l’arrivo dei soccorsi e delle Forze dell’Ordine, tant’è che sono state denunciate.
“Purtroppo le morti da sinistro stradale – spiegano alla Compagnia Carabinieri di Ragusa – sono a tutt’oggi troppe, in tutta Italia. Nella sola provincia di Ragusa Polstrada e Carabinieri ne hanno registrate 18 nel 2014. L’attenzione al problema è sempre altissima, e non solo nel sabato sera. I controlli etilometrici di Polizie locali, Polstrada e Carabinieri sono quotidiani, specie nelle ore notturne, poiché le cause principali dei sinistri gravi sono la velocità e l’assunzione di sostanze vietate (alcol e droghe). Anche alla prevenzione è dato tanto peso, specie nelle scuole, dove rappresentanti delle Forze di Polizia incontrano i giovani e li mettono in guardia sul pericolo che può rappresentare la guida pericolosa, e anche grazie ad associazioni di familiari di vittime della strada e l’Asaps”.