Caso Randello, Legambiente a muso duro contro la Soprintendenza

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La vittoria al Tar del Comune sulla questione Randello riapre lo “scontro” tra soprintendenza e Legambiente. “Gli ultimi lembi di naturalità sulla costa iblea rimangono tali. Questo – si legge in una nota degli ambientalisti – è il senso della sentenza del Tar Catania sullo stabilimento balneare del Donnafugata Resort sulla spiaggia di Randello. Grazie all’opposizione e alla testardaggine del Comitato per Randello e di Legambiente Ragusa la spiaggia rimane libera”.

Per gli ambientalisti “decisiva è stata la costituzione in giudizio davanti al Tar, a fianco del comune di Ragusa, del comitato per Randello e di Legambiente, che con propria memoria presentata dallo studio legale Giuliano di Siracusa, hanno di fatto ribaltato il giudizio espresso da Tar a febbraio. Vittoria quindi sul lato amministrativo, ma rimane il dubbio su come si sia potuto arrivare fino al Tar quando era chiarissimo che la concessione demaniale marittima era illegittima in quanto basata su un parere della Soprintendenza palesemente illegittimo”.

A rappresentare il Comune in giudizio è stato invece il responsabile dell’ufficio legale di Palazzo dell’Aquila, l’avvocato Sergio Boncoraglio. Sulla questione della concessione demaniale, Legambiente specifica: “In zona di tutela 3 del piano paesaggistico, qual è l’area di Randello, non possono infatti essere costruiti nuovi fabbricati, cioè strutture fisse, e quindi il parere della soprintendenza avrebbe dovuto essere negativo. E ciò che voleva costruire il resort con il progetto presentato in soprintendenza il 7 marzo 2014 erano proprio strutture fisse, quindi nuove costruzioni.

Lo dichiara il Tar nella sua sentenza quando afferma che “nella relazione paesaggistica presentata dalla ditta la struttura in questione non è amovibile e non viene asportata oltre la stagione balneare”. Duro l’affondo finale: “A questo punto ad un normale cittadino viene naturale chiedersi: ma come è potuto succedere? O il dirigente non ha letto il progetto, o non l’ha saputo leggere, oppure, fatto ancora più grave, ha dato parere favorevole pur sapendo che non poteva darlo”. Per questo motivo, nel caso in cui ci sia stato un errore nella redazione del parere, Legambiente chiede la costituzione del dirigente dell’ente di tutela che lo ha firmato e della stessa soprintendente.

Il Donnafugata Resort aveva chiesto anche un milione di euro di risarcimento danni, che ovviamente – con la netta vittoria del Comune dinanzi i giudici amministrativi – non dovrà essere versata. Sull’argomento, il Comune ha indetto una conferenza stampa per domani mattina.

(fonte: Giornale di Sicilia)