Si chiama “Anche oggi non mi ha sparato nessuno”, frase che molti cronisti e operatori della giustizia erano soliti ripetere in piena guerra di mafia, negli anni a cavallo tra gli ‘80 e i ’90, e che richiama alla memoria tempi bui, anni di piombo, in cui tornare a casa sani e salvi la sera aveva la parvenza di un miracolo.
L’autore è Riccardo Arena, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, cronista di giudiziaria al Giornale di Sicilia e collaboratore de La Stampa, Panorama, Il Foglio e l’Agenzia AGI. Una firma autorevole, che, con autorevolezza, racconta storie di mafia, incuneandole in uno sfondo romanzato in cui due ragazzini crescono giocando sullo stesso campo di calcio, ma sono destinati a combattere una guerra su fronti contrapposti, uno da Carabiniere, anzi, da Capitano; l’altro da figlio del boss prima, e capo della mafia poi.
La presentazione ufficiale, a Vittoria, si è svolta al Chiostro delle Grazie, è stata organizzata dalla giornalista Concita Occhipinti e ha visto la presenza, oltre che dell’autore, anche di Lino Busà e Riccardo Santamaria in rappresentanza di SOS Impresa nazionale e regionale.
“E’ una storia che nasce dall’esperienza quotidiana di cronista sul campo, in una Sicilia persa tra patti segreti, anche nell’ambito della trattativa Stato – Mafia,” ha spiegato Arena, che a Vittoria, e alla provincia di Ragusa, ha più volte detto di collegare i più bei ricordi dell’infanzia e della giovinezza. “Molti degli argomenti trattati nel libro sono e rimarranno sempre circondati da un alone di mistero e solo attraverso la voce romanzata dei protagonisti si poteva cercare di offrire una chiave di lettura, che arriva, però, solo verso la fine”.
“Anche oggi non mi ha sparato nessuno”, seconda fatica letteraria di Riccardo Arena, ha iniziato a vedere la luce circa 13 anni fa, ma è attuale come non mai. Sullo sfondo ci sono l’evoluzione dei media (non senza una critica a quella parte della stampa che va contro i principi della professione e non si rende conto dell’importanza della notizia), il terrorismo islamico, e quella che Busà ha definito “la normalità del male”.
Un romanzo profondo e ben scritto, frutto di un’ottima conoscenza dei temi che affronta e ricco di quei giusti intrecci che ne fanno un libro non adatto ad una lettura sotto l’ombrellone, ma destinato a chi vuole riflettere e capire. “L’ho voluto dedicare a tre persone” ha spiegato ancora Arena. “Alla memoria di mia madre e di mio suocero e ad una persona a me molto cara che amava alla follia Vasco Rossi. Per questo nel libro parlo di “Radio Albachiara”. Al di là delle apparenze, credo di essere più simile a lui di quanto non sembri, senza considerare che questo romanzo è un po’ come le sue canzoni: spesso il significato lo afferri solo nel finale”.
E poi, sul ruolo di cronista oggi: “E’ quasi una figura snaturata di cui i giornali non hanno più bisogno. Fanno di tutto e ciò li costringe a togliere tempo prezioso alla ricerca e all’approfondimento delle notizie. L’informazione corre sul web, e vince chi arriva per primo”.
Mercoledì il libro sarà presentato a Palermo, alla presenza del PM Nino di Matteo.