“Questa città galleggia, non sa dove andare, come un barcone alla deriva senza un comandante”.
Ecco l’immagine che Francesco Aiello, consigliere comunale di Azione Democratica a Vittoria e ufficialmente candidato a Sindaco per le amministrative del 2016, ha della città. La sua nuova corsa verso Palazzo Iacono era nell’aria e adesso è ufficialmente è iniziata.
“Non è una 1500 metri – dichiara – ma una maratona e io sono un maratoneta provetto. Certe volte mi sento come Abebe Bikila, che nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, tagliò il traguardo scalzo, dopo aver dato tutto”.
“Per Vittoria, per la dignità – Aria pulita” è lo slogan scelto per la sua campagna elettorale appena iniziata e che vuole improntare sull’assoluta complicità con il cittadino. A cominciare dal progetto “Click – Aiello”, che gli permetterà di avere un rapporto diretto in caso di emergenze e di richieste di intervento. “Com’è nel mio stile, potranno chiamarmi direttamente e avere una soluzione o una risposta, positiva o negativa che sia, nel giro di 24 ore. Se così non dovesse o potesse essere, saranno, comunque, informati dei motivi”.
Aiello insiste poi sull’importanza del recuperare e rilanciare i valori di una cultura contadina, ma che si pone verso il futuro con nuove sfide innovative, come quella per la realizzazione del “Parco europeo della serricoltura”, per il quale ha già parlato con esponenti del governo nazionale, e alla domanda “Cosa le stanno lasciando questi anni da consigliere” risponde “la consapevolezza che i partiti sono tutti uguali e che la chiave per riavvicinare i cittadini alla politica attiva sono le liste civiche”.
On. Aiello, in caso di vittoria quali sarebbero le sue tre priorità per la città?
Una raccolta differenziata seria, radicale, con il porta a porta e la conseguente eliminazione totale dei cassonetti. Abbiamo anche le strutture per farla, sia il centro di stoccaggio che quello di compostaggio (che in sei mesi si può mettere in piedi). Poi l’istituzione di un Ufficio Diritti del cittadino, per risolvere ogni difficoltà di comunicazione con il sindaco da parte del cittadino, ed è un’operazione che inizierò già in campagna elettorale non solo con il progetto Click- Aiello, ma anche dando il mio numero di telefono diretto. Voglio ricordare che io sono stato assessore ai diritti del cittadino e ho fatto tesoro di questa esperienza. Il sindaco deve fare il sindaco, e non nascondersi dietro uffici, tempi e lungaggini burocratiche. Pubblicherò una sorta di decalogo, un patto tacito tra me e il cittadino che espliciterà come devo comportarmi io con lui e come vorrei che lui si comportasse con me. Terza priorità, iniziare a fare piazza pulita delle possibili zone d’ombra e dei disservizi, e per questo ci vuole la collaborazione dei vittoriesi, che sono gli osservatori, gli utenti e coloro che devono reagire. E poi aggiungo anche una reale ed imponente opera di bonifica della spiaggia da Cammarana a Costa Fenicia.
Di quali mali soffre Vittoria in questo momento?
La città è come smarrita, non c’è un gruppo sociale guida o un progetto di crescita per i prossimi 10 o 20 anni. Dall’altra parte della barricata, però, c’è gente che sa bene cosa vuole da questa città, ed è disposta ad aggredirla pur di prenderselo. Parlo di gruppi che l’hanno intrappolata in una rete con la pretesa di volerla guidare. Il confronto non sarà tra me e Nicosia, ma tra me e questi gruppi che hanno messo le mani su Vittoria nell’indifferenza delle istituzioni cittadine e che stanno conquistando tutti i segmenti dell’economia.
Dal suo ultimo giorno da sindaco, com’è cambiata la città?
Sembra che siano passati anni luce. Oggi vedo meglio i miei errori, ma percepisco la drammaticità di una classe dirigente che non è riuscita a determinare il passaggio verso l’idea nuova che proponeva. Non sono riusciti neanche a completare le opere pubbliche che ho lasciato aperte, come il porto di Scoglitti e l’autoporto, che, anche quando sarà completato, secondo me non potrà decollare perché non c’è, alla base, un vero progetto logistico e di utilizzazione. Questa era una città leader in Sicilia e che, nel bene e nel male, sapeva indicare la strada, nell’ambito dell’agricoltura, come dei servizi sociali. Adesso i servizi non esistono più, non ci sono asili nido, né musei, né assistenza agli anziani. Abbiamo un teatro comunale bene Unesco da valorizzare come si deve e la villa comunale è abbandonata.
Non salva proprio nulla?
Solo il Vittoria Jazz Festival, ma è stato principalmente merito del grande talento di Cafiso se è cresciuto davvero bene. Anche le politiche giovanili sono state azzerate, ma vanno raccordate con la scuola, non possono essere musica e basta. L’Emaia è distrutta, l’economia idem perché abbiamo respinto la nostra natura di terra votata all’agricoltura ed è da lì che adesso dobbiamo ripartire, andando verso l’innovazione. Questo è il luogo del Mediterraneo in cui la serricoltura è nata, ma qualcuno pensa che sia il caso di cancellare le serre perché sono brutte. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera operazione di annientamento dell’identità culturale, civile, sociale ed economica della città, è stato uno stermino totale e ci vogliamo stupire, poi, se nemmeno i vittoriesi la rispettano? Tutti dovranno contribuire al suo rilancio, sull’asse giovani – famiglie – anziani. Per le famiglie in difficoltà si dovrà creare una rete di solidarietà, per gli over 65, come già avviene in altre città italiane, il progetto formativo “Quota 90” per formarli e coinvolgerli nel circuito sociale e dei servizi. E poi c’è la cultura. La rinascita deve e può passare anche attraverso il Liberty, espressione di una Sicilia moderna e delle sue trasformazioni dovute al settore vitivinicolo.
Le battaglie di cui va più fiero da consigliere comunale?
Quelle per il PRG e il depuratore e, con tutte le luci e le ombre, quella per il mercato, in merito al quale sono rimasto fedele alla mia visione critica. Parlando del depuratore, c’è da dire che abbiamo messo sotto i fari una situazione di abbandono evidente. Qualcosa ora l’hanno fatta, ma questa emergenza ha messo ulteriormente in mostra una politica fatta di improvvisazione da parte degli amministratori.
In caso di vittoria, come continuerà la battaglia per il depuratore? Che ne sarà di quella struttura?
Il depuratore l’ho fatto io e lo voglio rilanciare, chiudendo quello di Scoglitti dopo la creazione della rete fognaria che porterà tutto a Vittoria. I soldi per ampliarlo ci sono: si tratta di 9 milioni di fondi statali, ottenuti con un progetto già finanziato dal Cipe.
Ultima tornata elettorale. Era il 2011 e lei, che non aveva superato il primo turno, opta per l’apparentamento tecnico con Incardona per il ballottaggio. Rifarebbe quella scelta?
Forse quella decisione mi ha penalizzato, ma l’intuizione e i motivi erano giusti e sono validi ancora oggi. Anzi, forse pure di più. Comprendo chi ha avuto delle perplessità, ma avevamo visto già allora la linea di marcia di un gruppo dirigente totalmente staccato dalla città, e volevamo fare tutto per evitarlo.
Inizia, dunque, una nuova corsa. Ha già in mente un’ipotetica squadra assessoriale?
Non abbiamo ancora affrontato l’argomento. Marco Piccito e Cesare Campailla sono nella squadra e politicamente impegnati, ma sono solo i leader di due gruppi ( Rinascita Popolare e Sorgi Vittoria) e che mi sostengono. Prima vinciamo, poi affronteremo queste cose.