I bilanci del Comune di Ispica dal 2008 al 2011 risulterebbero tutti in pareggio o addirittura in avanzo, peccato che ciò, almeno secondo la ricostruzione dei fatti della Guardia di finanza, alla conclusione dell’indagine che coinvolge il sindaco Piero Rustico e non solo, sia stato possibile solo “alterando” i numeri dei bilanci di previsione e dei conti consuntivi.
Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti ci sono infatti tutti i documenti finanziari degli ultimi sei anni e coloro che ne sono stati a qualunque titolo responsabili: il sindaco, appunto, che detiene anche la delega al bilancio, i dirigenti finanziari che si sono succeduti in questo periodo. Tutti risultano indagati per abuso d’ufficio aggravato e continuato in concorso, mentre per alcuni – tra cui il sindaco – c’è anche l’accusa di falsità ideologica.
Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, tutti insieme si sarebbero resi responsabili di “un sostanziale occultamento del disavanzo allo scopo di evitare che, pur ricorrendone i presupposti, dovesse procedersi allo scioglimento del consiglio comunale per la mancata adozione dei provvedimenti di salvaguardia degli equilibri di bilancio e che venisse formalmente dichiarato lo stato di dissesto finanziario del Comune, evenienza che avrebbe determinato decadenze e incompatibilità per gli amministratori riconosciuti responsabili di danni”.
In sostanza, dicono gli iquirenti, attraverso una serie di artifici contabili – per esempio mantenendo residui attivi che non avevano presupposti giuridici e gonfiando le previsioni di entrata persino rispetto ai calcoli effettuati dall’ufficio tributi – sono stati portati in Consiglio comunale bilanci che “sulla carta” risultavano in attivo, quando in realtà avrebbero dovuto essere in passivo, in alcuni casi anche di svariati milioni di euro: il risultato “positivo” veniva poi riportato negli esercizi finanziari successivi, per poter essere impegnato e speso.
Tra i motivi dell’indagine, uno in particolare riguarda il sindaco Rustico e il segretario Bella e si riferisce alla richiesta di anticipazione di liquidità di oltre 12 milioni di euro alla Cassa Depositi e Prestiti, successiva alla dichiarazione di dissesto: il Ministero aveva infatti chiarito come per gli enti in dissesto la competenza della gestione dei debiti spettasse ormai all’Organo straordinario di liquidazione (per questo motivo il contratto con la Cassa fu poi risolto e al Comune fu chiesto di restituire l’anticipazione con tanto di interessi).
Peraltro 1,7 milioni di questa anticipazione sarebbero stati spesi per effettuare pagamenti non dovuti sia per il tipo di crediti vantati (contributi promessi a confraternite e associazioni sportive e culturali), sia per il mancato rispetto del loro ordine cronologico.
[ Fonte: La Sicilia ]