È braccio di ferro tra Comune e società Irminio sulla richiesta di concessione edilizia per gli interventi relativi alla coltivazione di idrocarburi in contrada Buglia Sottana.
Il Comune, il 22 gennaio, aveva disposto la sospensione della richiesta di autorizzazione presentata dalla Irminio il 19 marzo dello scorso anno. Le motivazioni erano legate all’attesa di consulenze richieste al Genio civile, all’Arpa e alla Soprintendenza.
In particolar modo, il “nodo” è legato proprio al nulla osta definitivo rilasciato dalla soprintendenza sul quale pende un ricorso al Tar presentato da Legambiente. Mentre per l’ente attualmente diretto da Rosalba Panvini il piano paesaggistico avrebbe un carattere di tutela legato all’aspetto visivo, per il Comune – sulla base dell’articolo 11 delle norme tecniche di attuazione dello stesso piano – “gli obiettivi di tutela sono rivolti alle singolarità geologiche, alle formazioni paleontologiche, ai valori scenici e panorami propri degli elementi fisici del paesaggio, ai processi naturali, agli equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici”.
Una tutela a 360 gradi, dunque, e non solo dell’aspetto meramente estetico. La società Irminio ha deciso di chiedere al Tar l’annullamento del provvedimento comunale del 22 gennaio, chiedendo la condanna del Comune al pagamento dell’indennizzo per l’ingiustificato ritardo nella conclusione del procedimento. Non si quantifica la possibile azione risarcitoria, che si lascia a un separato giudizio, ma la Irminio fa presente di aver già sostenuto costi “direttamente riconducibili alla fase istruttoria del procedimento” per un ammontare di poco meno di 1,5 milioni di euro.
A ciò si aggiungono i contributi regionali connessi alla proroga della concessione (939mila euro già versate nella casse regionali) e altri 530mila euro circa “computati percentualmente sugli investimenti effettuati nel primo periodo di vigenza della concessione minerari”. Ben più grave sarebbe la perdita economica “conseguente all’imprevisto e imprevedibile ritardo nella conclusione del procedimento”.
Si parla di “prime stime”: 7,9 milioni di euro a cui si aggiungerebbero 161.500 euro per ogni giorno di ritardo. E non finisce qui. La Irminio chiede al Tar anche di valutare l’opportunità di trasmettere gli atti alla Procura della Corte dei conti parlando di “potenziale danno erariale” dovuto al mancato introito di royalties da parte del Comune: si calcola 3,9 milioni di euro in più rispetto ai 13 milioni previsti per il 2014.
Somme in più, ovviamente, qualora le nuove perforazioni “confermassero l’estensione del giacimento Irminio”. La società, infine, ritiene che sarebbe scattato già l’11 gennaio scorso il silenzio assenso.
[ Fonte: Giornale di Sicilia ]