L’universale retorica del Capo che si mette in testa il casco da operaio e con orgoglio attraversa i “suoi” cantieri, controllando bozzetti e stringendo la mano ai lavoratori, in salsa italiana ha sempre avuto il sapore di una prosopopea un po’ grottesca, da Mussolini tra i monumentali palazzi dell’Eur a Renzi tra le grandi speranze dell’Expo.
Non foss’altro che perché nel Paese delle grandi incompiute, delle tangenti e della burocrazia soffocante, questa passeggiata trionfale coincide con la retorica del “tutto va bene, madama la Marchesa”, un modo per creare l’illusione collettiva del paese che lavora, che guadagna, che rinasce e in cui i treni passano sempre puntuali.
Ma finché a rinnovare questi grandi riti (che di solito servono a rimpolpare per bene i più sfrenati desideri di leadership) sono coloro che in un modo o nell’altro hanno un certo grado di responsabilità nell’inizio, nella prosecuzione e auspicabilmente nella conclusione dei lavori di quei cantieri, tutto è lecito: starà semmai ai cittadini dare un giudizio sul filo sottile che separa l’energico attivismo dalla stucchevole demagogia.
Il guaio è quando a farsi prendere la mano da queste velleità è chi in questi cantieri non ha messo nemmeno una pietra, ma a cui le proprie ambizioni fanno intuire le potenzialità delle grandi passerelle, talmente grandi che magari c’è posto per tutti e quindi non si offende nessuno.
Succede così, per esempio, che dopo la visita di Matteo Renzi ai cantieri di Expo, a 35 giorni dall’apertura della grande esposizione universale sia nientepopodimeno che Ignazio Abbate ad andare a dare un’occhiata all’andamento dei lavori, con tanto di omaggio di cioccolato modicano agli operai, foto di rito inevitabile vivo e vibrante ringraziamento “a tutti coloro che lavorano a questo evento straordinario”.
Che la sua irrefrenabile passione per i lavori pubblici e le manutenzioni porti il sindaco di Modica a considerare Expo come una sorta di gigantesco paese dei balocchi – come portare un bambino a Disneyland o un aspirante chitarrista a suonare un giorno in una esclusiva reunion dei Pink Floyd – è anche umanamente comprensibile.
Ma un conto sarebbe concedersi il privilegio di una visita privata, altro conto è affidare tanto di roboante comunicato stampa alla voce del suo personale Minculpop.
Ora, dato che il più memorabile precedente di questo vizietto di Abbate è stato quello – ben più piccolo – delle passerelle sui cantieri del Ponte Guerrieri e che ricordiamo tutti come, dopo aver personalmente rassicurato tutti sul rispetto delle tabelle di marcia, diede la colpa all’Anas per una settimana di ritardo, abbiamo un motivo in più per sperare che il 1 maggio a Milano sia tutto a posto: da italiani, avremmo altrimenti da temere l’imbarazzo internazionale per un grave incidente diplomatico tra il sindaco di Modica Ignazio Abbate e il premier Matteo Renzi (senza neanche, stavolta, tirare in ballo l’ingresso del sindaco modicano nel PD…).
Diversamente, i cioccolattieri modicani devono mettersi a lavoro: si attendono oltre 20 milioni di visitatori che le patrie pasticcerie avranno il dovere di sfamare.