Stop a nuovo cemento in zona agricola, sì a una riqualificazione delle aree verdi del territorio comunale attraverso l’utilizzo del patrimonio abitativo esistente.
È questa, in sintesi, l’idea che sta alla base della riscrittura dell’articolo 48 delle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale. L’impostazione è chiara: basta alle interpretazioni delle norme del Prg che hanno portato anche a “bocciature” clamorose da parte della Regione. Concessioni edilizie ritenute illegittime con forti rischi di lottizzazione abusiva.
L’amministrazione comunale ha riscritto, grazie al lavoro dei propri funzionari (il dirigente, Marcello Di Martino, e i tecnici Aurelio Barone, Giancarlo Licitra e Francesco Malandrino) l’articolo che riguarda proprio le zone agricole. Dalle due pagine dell’attuale formulazione alle sei pagine attuali. Per chiarire bene ogni aspetto. Inserito il lotto minimo. Ossia, per costruire in zona agricola nelle aree di tutela uno e due del Prg occorreranno almeno 30mila metri quadrati di terreno, 20mila nelle aree non vincolate. Un requisito vale per tutte le zone: può costruire solo l’imprenditore agricolo.
Si applica, quindi, quanto prevede il piano paesaggistico. Un territorio ingessato? No, replicano in Comune. Viene, infatti, data la possibilità di realizzare una casa in campagna utilizzando fabbricati magari in stato di abbandono. Chiunque, non solo quindi gli agricoltori, potrà anche demolire e ricostruire edifici, ampliando fino al trenta per cento la superficie attuale. Questo, però, solo con fabbricati che risalgono a prima del 1967, quando cioè non erano necessarie le concessioni per le costruzioni in zona agricola.
Tornando alle nuove costruzioni in zona agricola, stabilite una serie di norme da seguire: al massimo un’abitazione di 600 metri cubi, su un solo piano. Un freno al consumo del territorio, ma anche un buon incentivo. Il patrimonio abitativo in stato di abbandono è enorme, e in questo modo di potrà raggiungere il duplice obiettivo di riutilizzarlo e di consentire a chi vuole di avere la casa in zone verdi. Ovviamente, anche in questo caso, seguendo una tipologia stabilita dalle leggi.
“Questa norma”, ha spiegato l’assessore Salvatore Corallo: “va a tutelare in maniera concreta il territorio. Mettiamo dei paletti per scongiurare l’ipotesi di lasciare il territorio in mano alla speculazione“. Ora la parola passa al consiglio comunale. Per quanto le pratiche giacenti su progetti presentati nel corso degli anni e non ancora esitati, è stato spiegato che non si tratta di numero elevati. Nessuna “valanga” di ricorsi, appena 3 o 4, uno dei quali tra l’altro conclusosi favorevolmente per il Comune. Una quarantina le pratiche “dormienti”: prima del voto del consiglio sulla rivisitazione dell’articolo 48 delle norme del Prg verranno esitate.