È polemica tra il sindaco Federico Piccitto ed i promotori dell’istituzione della Casa dei diritti (che rappresentano associazioni come A Sinistra Ragusa, Generazione Zero, Amnesty International, Agedo, Libera, Associazione Uniti senza frontiere, il Coordinamento studentesco ibleo, USB e FLC-CGIL).
A scatenare l’amaro attacco al sindaco, la risposta del primo cittadino arrivata via raccomandata (rispettando i termini imposti dallo Statuto comunale), alla petizione popolare protocollata venerdì 30 gennaio a Palazzo dell’Aquila, attraverso la quale 500 cittadini chiedevano formalmente all’Amministrazione di destinare una sede al progetto. I termini della questione sono spiegati dal comitato promotore in un comunicato al quale è stata allegata anche copia della lettera firmata da Piccitto:
“Non è utile istituire altre case dei diritti”. La giustificazione del rifiuto a questa proposta dal basso risiede, secondo il Primo Cittadino, nel fatto che il Comune rappresenta già il luogo fisico e istituzionale preposto alla tutela di tutti i cittadini, ergendosi ad unico legittimato paladino dei discriminati. Se non fosse già chiaro dal testo della petizione, ricordiamo al nostro eroe, autoleggittimatosi difensore unico degli oppressi, che l’oggetto della petizione era, ed è ancora, legato al riutilizzo sociale di uno degli spazi di proprietà del Comune attualmente vuoti ed inutilizzati destinandolo a gruppi ed associazioni che, nel territorio, si occupano di diritti a 360°.
Lungi da noi il volerci sostituire al ruolo istituzionale della casa comunale. Ci lascia, tuttavia, ancora più basiti il contesto in cui arriva questa risposta negativa: solo pochi giorni fa (lunedì 9 marzo) abbiamo avuto un incontro, dai toni concilianti, ma a questo punto del tutto vano, con l’Assessore al ramo. Durante quell’incontro erano state avanzate diverse proposte riguardo alla fattiva realizzazione della Casa dei Diritti, ridando vita ad uno dei tanti immobili vuoti del Comune.
Gli stessi immobili che, qualche settimana fa, erano stati al centro di una bislacca richiesta dei gruppi consiliari al fine di poter avere delle stanze da utilizzare per delle riunioni di partito o meetup che sia. E non capiamo la logica della proposta del Sindaco, che con una superficialità che lascia senza parole, mescola in un unico calderone il progetto della Casa delle Associazioni con la Casa dei Diritti. Se le parole hanno ancora un senso, per noi la differenza, lessicale e sociale, è lapalissiana.
Chiudere la porta in faccia a chi chiede uno spazio per i diritti è un fatto grave, soprattutto se viene dalla penna di un Primo Cittadino. Tuttavia, riconoscendo a chiunque il diritto di sbagliare, cercheremo nuovamente un confronto con l’Amministrazione per ribadire la bontà del nostro progetto. Parimenti, proseguiremo il nostro percorso di mobilitazione e sensibilizzazione, sempre dritto ai diritti.
Una reazione del tutto inaspettata a Palazzo dell’Aquila: “Non comprendo la polemica”, ha replicato Federico Piccitto, da noi interpellato in merito: “e mi pare scorretto ribaltare i termini della questione. Ho semplicemente ribadito che il Comune rappresenta la Casa dei Diritti, il luogo simbolo della tutela dei cittadini. Inoltre ho proposto al comitato uno spazio per esercitare all’interno della Casa delle Associazioni, un progetto al quale stiamo lavorando. Non vedo perché non si possa operare fianco a fianco alle altre realtà sociali che, a questo punto lo sottolineo, hanno stessi diritti ad avere uno luogo fisico dove poter esercitare”.
Stessi i toni dell’assessore ai Servizi sociali Salvo Martorana, il quale conferma ogni parola del sindaco, aggiungendo che nel corso dell’incontro citato dai promotori dell’iniziativa, si era messo a disposizione per trovare uno spazio, ovviamente a fianco delle altre onlus che, nell’autonomia dei diversi statuti, si occupano di tematiche sociali nobili e da promuovere.