Tra fede e folklore, rivive la tradizione delle “Cene” di San Giuseppe. Ecco tutte le foto

206

In occasione delle celebrazioni di San Giuseppe, a Santa Croce Camerina e Marina di Ragusa vengono predisposte le tradizionali “Cene” di devozione al Santo. Si tratta di un onore, ma anche una grande responsabilità: ad allestirle sono, infatti, le famiglie che hanno ricevuto una grazia o che hanno fatto una promessa di fede al Santo.

Si tratta di un rituale caratterizzato da tanti elementi, che devono essere rispettati tutti con estrema cura e precisione. La cena rimane esposta per tre giorni, il secondo giorno dev’essere ultimata con la sistemazione delle pietanze fritte. Una volta completata potrà essere benedetta.

foto 1

foto 1 (2)

foto 1 (3)

La tradizione a Santa Croce Camerina risale al 1832, quando il Barone Guglielmo Vitale, dopo la sua morte, lasciò alla Chiesa Madre la rendita di tre vignali per solennizzare la festa del Patriarca. In questa occasione si preparavano grandi tavolate coi prodotti ricavati dal lascito.
La tavola viene imbandita con semplicità: piatti caratteristici come baccalà, polpette di riso, frittate agli asparagi, ma anche dolci come il torrone o i biscotti “scaurati”, primizie e ortaggi. L’elemento principale della tavola è il Pane di San Giuseppe, di diverse e particolari forme simboliche, lavorato e decorato.

Oltre al Pane, ci sono diversi elementi da inserire nella tavolata: un drappeggio da fissare alla parete, le arance amare, un quadro raffigurante la Sacra Famiglia, una lampada ad olio, una brocca in vetro in cui acqua e vino si incontrano ma non si mescolano ed il grano germogliato al buio, che simbolicamente rappresenta la barba del Santo.

foto 3

foto 2 (1)

foto 2 (2)

Per l’occasione vengono individuati tre figuranti che rappresentano la Sacra famiglia: si tratta di un adulto e due bambini, ai quali la padrona di casa, dopo aver atteso che San Giuseppe abbia bussato per tre volte e dopo aver fatto una preghiera di ringraziamento, offrirà la cena.
In particolare la pasta di San Giuseppe o “principissidda”, condita con sugo di pomodoro. Solo dopo che avranno mangiato i Santi, anche tutti gli altri potranno sedersi a tavola e consumare la cena. Al termine, prima di andare via, ai tre figuranti viene dato in dono a “Uccidata”, una forma di pane circolare all’interno della quale si trovano tutte le tipologie di pietanza presenti sulla tavola.

foto 2 (3)

foto 3 (1)

foto 3 (2)

foto 4 (1)

foto 4 (2)