Il silenzio non è solo quello di Franco Susino, che dopo la durissima lettera con cui lo scorso 23 dicembre ha rassegnato le dimissioni e anche adesso, dopo il rinvio a giudizio, resta trincerato nella sua dimensione esclusivamente privata, affidando le poche dichiarazioni sulla certezza della propria estraneità ai fatti e la solidità delle argomentazioni della propria difesa esclusivamente ai suoi avvocati.
Il silenzio sembra essere, più in generale, quello della città di Scicli, che il giorno dopo la notizia delle decisioni del Gup di Catania sui rinvii a giudizio per l’operazione “Eco” si è svegliata attonita e preoccupata, ma al punto che dal mondo istituzionale e politico non si è sollevato nemmeno un commento sulla vicenda.
Quando a Palazzo di Città è arrivata la notizia, martedì sera, era in corso il Consiglio comunale che, presente il commissario straordinario Ferdinando Trombadore, ha semplicemente continuato ad occuparsi del proprio ordine del giorno, affrontando in particolare la questione finanziaria alla luce delle ultime note della Corte dei Conti.
L’Udc nel frattempo si riuniva per parlare del “piano di rilancio del paese”, anche in questo caso partendo dal Piano di riequilibrio per finire sul turismo, passando dalla gestione dei servizi ambientali.
Dal canto suo, la senatrice Venerina Padua, impegnata a Roma nell’approvazione in commissione di una legge sull’autismo, già nei giorni scorsi si era limitata a precisare la necessità di avere rispetto dei ruoli e quindi, in questo caso, di non dare valutazioni politiche sulle decisioni della magistratura.
Stessa cosa ha ribadito più volte e ribadisce ancora il deputato dell’Udc, Orazio Ragusa: “Non voglio commentare la questione di Susino, perché non mi riguarda. Ribadisco solo che ci auguriamo che non avvenga lo scioglimento perché significherebbe la fine della democrazia al Comune e una brusca frenata alle prospettive di sviluppo della città”.
Nessuno, quindi, adesso se la sente di dire una parola nel merito. Ma certo, di fronte al rinvio a giudizio di un ex sindaco, dopo ben due legislature interrotte bruscamente, l’una di seguito all’altra, e con il ricordo ancora vivo delle conseguenze del primo scioglimento per mafia del 1992, la diffusa, prudente o forse timorosa astensione da ogni valutazione non è ciò che potrà restituire fiducia ai cittadini.
Tecnicamente, va precisato che tra i rinvii a giudizio e un eventuale scioglimento per mafia non c’è alcuna correlazione diretta se non, tutt’al più, perché il primo fatto lascia presupporre elementi di gravità sufficiente a rendere plausibile il secondo.
Ma il procedimento giudiziario farà la sua strada, mentre quello affidato, a questo punto, alla valutazione del Governo, sta facendo la propria e presto si saprà se Scicli andrà al voto il 31 maggio, come gli altri Comuni, o verrà commissariato e tale resterà per un periodo variabile tra i 12 e i 18 mesi, prorogabile fino a 24.
In teoria il Ministero dell’Interno ha tre mesi di tempo (che nel caso di Scicli si contano a partire da gennaio) per valutare la relazione trasmessa dal prefetto di Ragusa in base all’esito dei lavori della Commissione di accesso agli atti.
[ Fonte: La Sicilia ]