Nella giornata di venerdì i Carabinieri di Ragusa hanno scritto la parola “FINE” su quello che era ormai diventato un vero e proprio incubo per una giovane donna del capoluogo ibleo.
Si tratta di una storia purtroppo non infrequente nelle cronache di questi anni: un matrimonio infelice, la scelta della separazione, l’incapacità – per lui – di accettare la libera autodeterminazione della donna. E l’inizio delle condotte persecutorie.
La vicenda andava avanti da alcuni mesi. Prima i litigi, sempre più frequenti e senza alcun reale motivo. Poi le grida, gli insulti, le minacce, e infine, in un copione già scritto, le botte.
La donna in un primo momento ha cercato pace lasciando la casa coniugale e andando a vivere, col figlioletto di 5 anni, dai genitori. Ma non è bastato. Lui ha cercato di riaffermare il proprio “dominio”: ha iniziato a pedinarla, a telefonarle ossessivamente, a mandarle messaggi nei quali riversava la propria rabbia e la propria frustrazione. Fino all’estremo: i reiterati tentativi di entrare in casa, ovviamente senza essere stato invitato.
La situazione sarebbe potuta precipitare, se la donna non avesse trovato la forza di rivolgersi alle Istituzioni, di bussare alla caserma dei Carabinieri. Invece, fortunatamente, dopo settimane e settimane di sopportazione, questa forza l’ha trovata.
Gli uomini dell’Arma hanno subito percepito la delicatezza del caso, ed hanno messo in moto la macchina investigativa. Sono state raccolte testimonianze ed elementi oggettivi che hanno dato forma, giorno dopo giorno, ad un quadro indiziario inequivocabile. Pertanto, senza ulteriori indugi, i Carabinieri hanno chiesto e ottenuto una misura cautelare a carico dello “stalker”, L.R., trentenne ragusano, disoccupato. Da oggi, non potrà più avvicinarsi alla propria vittima, dalla quale dovrà mantenere una distanza di almeno 200 metri. Altrimenti a suo carico saranno adottate misure ancor più gravi.