E ora Ragusa ha un ponte in più: con l’Uganda. Le foto del viaggio di Mons. Urso

27

Ragusa, la città dei ponti, vive la sua vocazione alla solidarietà costruendo e rafforzando, con grande generosità, ponti di fraternità nei cinque continenti.

Il viaggio in Uganda del vescovo Paolo, insieme ad una delegazione diocesana, è una bella espressione di questo impegno continuo a livello umanitario, sociale e religioso.
Contro la cultura dello scarto e della globalizzazione dell’indifferenza, dar vita a relazioni autentiche, sostenere la costruzione di scuole, contribuire a migliorare la cura della salute sono un grande segno di speranza per le generazioni attuali e future.

L’antefatto
Il progetto Uganda inizia nel luglio 2013, quando il preside Giuseppe Cugno Garrano, attuale direttore dell’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica (IRC), incontra a Trento il vescovo di Kotido monsignor Giuseppe Filippi, missionario comboniano da 40 anni in Africa, che gli fa presente l’esigenza del completamento della scuola secondaria “Giovanni Paolo II” con altre due aule, per ottenere il necessario riconoscimento da parte dello Stato. L’Ufficio per l’IRC che, mediante il progetto “Aiutiamoli a crescere – Per lo sviluppo dei popoli africani”, ha già realizzato nel 2013 la costruzione di una scuola primaria in Camerun, assume l’impegno di costruire le due aule. Tanti i docenti di religione ed i dirigenti scolastici che, nelle rispettive scuole, organizzano iniziative per raccogliere fondi.

Il gruppo racconta
Costruite le aule, scatta il desiderio di essere presenti alla cerimonia di inaugurazione.
Il 15 febbraio, in sette, partiamo per l’Uganda: il vescovo di Ragusa, Paolo Urso; il direttore dell’ufficio missionario, padre Giovanni Battaglia; il direttore dell’Ufficio per l’IRC, Giuseppe Cugno Garrano; due docenti di religione, Lucia Licitra e Gianni Nannara; due giovani laici, Maria Frasca ed Emanuele Cavallo.
Il Boeing della Ethiopian Airlines, dopo la lunga sosta ad Addis Abeba, ci trasporta a Entebbe sulla costa del lago Vittoria, in prossimità della capitale ugandese Kampala. Ad attenderci Francesco, originario di Bari, da alcuni anni impegnato nell’amministrazione della diocesi di Kotido. In Land Cruiser, dopo aver sistemato i nostri bagagli, raggiungiamo nella capitale la casa provinciale dei Comboniani e Comboniane, dove padre Clerici, oltre a fare gli onori di casa, ci introduce brevemente nella storia della missione comboniana mostrandoci, nella cappella, la lista dei martiri e la reliquia di p. Raffaele Di Bari.
Martedi, di buon mattino (esattamente alle 6), riprendiamo il cammino in direzione Nord Est facendo una breve sosta alla missione di Lira.
Forse avremmo potuto prendere un piccolo aereo per risparmiare tempo, ma ci accorgiamo che il viaggio in auto ci ha dato tempo necessario per un passaggio graduale e soft dalla nostra civiltà a quella ugandese, e africana in genere, dove il tempo ha un valore diverso e la fretta cede il passo alla riflessione, all’ascolto, al dialogo. Ci sorprende la vivacità, la vita, la presenza costante di persone, mercati, bancarelle, scolaresche lungo le piste asfaltate e non di questo paese che si è meritato l’appellativo di Perla nera d’Africa.
P. Clerici, Francesco e successivamente Mons. Filippi ci aiutano a valorizzare particolari, costumi, tradizioni, scelte e sfide di ieri e di oggi riguardanti la società, la vita ecclesiale e religiosa del popolo ugandese.
Francesco in particolare ci aveva avvisato: dopo Lira finisce la strada… e quando vedrete uomini in gonnella siamo a casa, cioè nel Karamoja!
A Lira con noi arriva la prima pioggia tanto desiderata dopo la lunga stagione secca! Una benedizione per la terra, per tutti, un segno della Provvidenza che conferma la bontà del nostro viaggio in terra africana…. Dio Padre non si lascia vincere in generosità e provvede, molto più di quanto possono i nostri piccoli gesti, a colmare di beni i suoi figli.
È nel tardo pomeriggio che arriviamo a Kotido, accolti dal vescovo Giuseppe Filippi.
Il mercoledì delle Ceneri è lo stesso mons. Filippi che in Land Cruiser ci accompagna alla missione di Kanawat (Kaabong) dove ci sarà la benedizione e inaugurazione delle aule scolastiche e la celebrazione delle Sacre Ceneri. Lungo la strada una fermata d’obbligo a Lobel presso la croce posta a memoria del luogo del martirio dei comboniani p. Mario Mantovani e Fr. Godfrey (14 agosto 2003).
Nella Missione comboniana di Kaabong visitiamo la scuola. Momento tanto atteso ed emozionante la benedizione e inaugurazione delle due aule. Sia mons. Giuseppe Filippi che mons. Paolo Urso sottolineano negli interventi successivi, a fine celebrazione delle Sacre Ceneri, significato e valore della nostra presenza in Karamoja. Un gesto di solidarietà, l’inizio di un’amicizia.
In particolare il vescovo Paolo, citando il dialogo tra la volpe e il piccolo principe, ha espresso il desiderio e la gioia dell’essere amici. La scuola ha ancora bisogno di alloggi per gli alunni e per i docenti, di laboratori…
Oltre alla scuola di Kaabong abbiamo visitato, accompagnati dal direttore del dipartimento scolastico della diocesi, una delle scuole più povere della regione, quella di Nakwakwa consegnando agli alunni del materiale scolastico donato dall’Istituto Comprensivo “Vann’Antò” di Ragusa e nello stesso tempo prendendo atto delle necessità strutturali essenziali al buon funzionamento della scuola stessa.

Riflessione finale
Quello che abbiamo ricevuto dal viaggio è stata la ricchezza di relazioni umane presenti nel tessuto sociale familiare e comunitario del popolo ugandese. La semplicità del vivere quotidiano, la sobrietà di vita, l’umiltà nelle relazioni e la gratitudine, evidenziati anche nei gesti più semplici, ci sono apparsi come un patrimonio prezioso da valorizzare. Le sfide presenti e future riguardano il miglioramento nella collaborazione familiare e comunitaria tra uomini e donne, la pacificazione fra le tribù. A queste sfide certamente può dare un valido contributo la scuola, la famiglia, la chiesa. Per questo contribuire a migliorare la qualità degli strumenti e ambienti educativi significa migliorare il vivere sociale di un popolo.
In un contesto internazionale nel quale i governi hanno dimezzato gli aiuti allo sviluppo con la motivazione della crisi finanziaria, il gesto e l’impegno della diocesi di Ragusa, andando controcorrente, pone dei gesti importanti per dare e ridare speranza ai ragazzi, ai giovani e agli adulti che fanno della scuola una delle scelte prioritarie per “crescere” in umanità.
Nell’attuale contesto di migrazioni, profughi, rimpatri e tagli agli aiuti umanitari, la diocesi di Ragusa sceglie la via dell’Aiutiamoli a crescere nella propria terra. Contro la cultura dello sfruttamento ad oltranza delle risorse locali e devastazione del patrimonio locale e regionale da parte dei vari potentati e lobby pensiamo che l’educazione delle presenti e nuove generazioni possa far crescere la coscienza dei propri diritti e doveri per la realizzazione della propria vocazione e nell’offrire la giusta collaborazione alla crescita dell’umanità.
Quello della solidarietà concreta vuole essere il cammino che la diocesi di Ragusa intende perseguire oggi e domani. Così si contribuisce a creare un nuovo umanesimo radicato in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che è venuto ad abitare in mezzo a noi.