L’accusa – di molti iscritti e molti dirigenti – è quella di “immettere” nel PD siciliano i nemici di un tempo. Gli avversari che fino qualche mese fa stavano in altri partiti, soprattutto di centrodestra.
La risposta – di Davide Faraone, uomo forte di Matteo Renzi in Siclia, anima di Sicilia 2.0 e di Graziano Del Rio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – è che il PD “deve aprirsi. Anche a chi ha provenienze e culture politiche diverse. È un campo molto ampio. È giusto ascoltare e avere il contributo di quante più persone possibile. È un grande partito nazionale popolare“.
Con questo botta e risposta, vanno in archivio i due giorni di confronto e dibattiti della prima kermesse detta “Leopolda” siciliana. Che ha visto aggirarsi – sul palco allestito nelle ex Fabbriche Sandron di Palermo e tra i 40 tavoli tematici organizzati, anche tanti vecchi e nuovi volti del centrodestra.
Un “salto” che sta ha creato non pochi malumori tra i “cuperliani” siciliani, grandi assenti al momento alla Leopolda siciliana e soprattutto tra i civatiani con centinaia di iscritti che hanno lasciato il partito per abbracciare un nuovo progetto politico di sinistra assieme a Sel.
Tra i protagonisti di questa diatriba (a distanza), anche due ragusani.
Da una parte, il neo iscritto PD Nello Dipasquale che ha diretto i lavori al tavolo n.13 della Leopolda sicula, sulla sburocratizzazione. “Abbiamo discusso del superamento della riforma Bassanini alla luce della inefficienza della burocrazia e delle nuove responsabilità della politica. Le proposte venute fuori dal tavolo spingono verso un riequilibrio delle competenze tra burocrazia e politica. Riformare per rendere più efficaci le leggi diventa non più prorogabile”, ha commentato l’ex sindaco forzista di Ragusa e attuale deputato regionale, su Facebook.
Dall’altra Valentina Spata che, qualche ora prima dell’inizio della kermesse palermitana ha tenuto una conferenza stampa a fianco di Erasmo Palazzotto parlamentare nazionale di Sel, nel corso della quale – decretando di fatto la fuoriuscita dal partito di circa 600 iscritti dell’area di Pippo Civati – è stato annunciata l’intenzione di dare vita a un soggetto politico che si candiderà a governare la Sicilia nel 2017. Un progetto che verrà lanciato ufficialmente – alla presenza del parlamentare Pippo Civati, principale riferimento degli ex tesserati del Pd – il 21 e il 22 marzo con un grande evento regionale che unirà “tutte quelle forze politiche che vorranno creare un’alternativa a Crocetta e al Pd di Matteo Renzi”.
La Sicilia quindi si ripropone nel ruolo che l’ha resa protagonista tante volte in questi anni: un laboratorio politico capace di anticipare le dinamiche politiche italiane. E allora la domanda è una: queste fratture siciliane – e ragusane – sono un prequel del film che vedremo nel partito di Renzi, a livello nazionale?