Aveva usato parole chiare già il 20 febbraio scorso, via Facebook.
Al comisano Pippo Digiacomo, presidente della commissione servizi sanitari dell’Ars, la forte presa di posizione del ministro Beatrice Lorenzin dopo la tragedia di Nicole – la neonata morta lo scorso 12 febbraio durante il trasporto in ambulanza, sulla Catania-Ragusa, a tre ore dalla nascita, dopo che non si era trovato un posto nelle terapie intensive neonatali catanesi e di Siracusa – non è proprio piaciuta.
E allora: “Invito il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, a mettere al mondo i suoi due gemelli in Sicilia, così avrà contezza sulla sanità nell’isola, che non è allo stesso livello di quella disastrata del Lazio”, ha affermato Digiacomo, intervenendo a Catania a un convegno che ha sancito la nascita della Consulta siciliana dei direttori di Anestesia e Rianimazione.
“Il ministro della salute ha avuto un atteggiamento inqualificabile nei confronti dell’assessore regionale Lucia Borsellino: da lei ci aspettiamo maggior rispetto”.
“Non bisogna agire” ha aggiunto Digiacomo: “facendo cadere le teste nel campo altrui. Per esempio trovo paradossale che la Lorenzin non mi permetta di fare ancora i bandi di concorso per le assunzioni, e se io copro dei buchi in organico vengo denunciato alla Corte dei Conti”.
Attaccando il ministro, Digiacomo ha inevitabilmente preso le difese dell’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino: “L’assessore, dietro la sua apparente bonomia, sta combattendo per tagliare i costi e aumentare l’efficienza. Contrastando poteri forti che appena hanno avuto l’occasione l’hanno sottoposta a una rabbiosa aggressione mediatica”.
Anche perché: “In Sicilia i soldi per la sanità ci sono” ha chiarito il deputato comisano: “e sono tanti. Si possono fare assunzioni e acquistare macchinari”.
Di fatto però, proprio l’assessore Borsellino in queste ore ha premuto il piede sull’acceleratore per tagliare i reparti con meno di 500 parti all’anno, dando il via ai provvedimenti attuativi della rete ospedaliera sulle divisioni di Ostetricia e Ginecologia non previste nella nuova mappa della sanità varata lo scorso 23 gennaio.
Ancora aperta rimane però la questione delle deroghe, le “eccezioni” concesse a quei territori che, per ragioni geografiche, sono difficili da raggiungere. Il governo Crocetta un anno fa annunciò un percorso concerttao con il ministero dell’interno per scongiurare la chiusura dei punti nascita delle isole minori e dei territori montuosi.
Il provvedimento ordina ai manager di Asp e ospedali dove sorgono i reparti da tagliare di avviare le chiusure immediatamente, mantendo la guardia attiva ostetrico-ginecologica h24 fino al completamento della dismissione.