Che per avere cibo di qualità bisogna spendere un po’, è fatto palese, difficile però è stato, lo dimostrano le cronache più recenti, trovare un amministratore che decidesse di investire in questo senso. Finalmente questa persona sembra essere stata trovata, e l’assessore comunale all’Istruzione a Ragusa sta emanando il nuovo bando valido per i prossimi due anni: Martorana vuole cibo migliore, anche se con un po’ di spesa in più per l’ente.
Dopo mesi di incontri e proteste, dopo l’ennesima proroga del servizio, a marzo si arriva ad una nuova gestione. Almeno si spera. L’ente comunale, dal canto suo, ascoltando i genitori, gli insegnanti e una equipe di esperti nutrizionisti e biologi, assegnatari esterni di incarichi a tempo, ha elaborato la sua nuova idea di mensa: prodotti a km zero, verdure e ortofrutta del territorio, meno sprechi e il tutto preparato in ambienti perfettamente a norma.
Non più chiavi inglesi nei piatti, insomma, né pasta scotta condita con due soli tristi pisellini. Il Comune metterà 5 euro per ognuno dei 1500 piccoli commensali, 1 euro e 30 centesimi in più rispetto ad ora. Resta da chiarire se, anche in minima parte, questo costo maggiorato si ripercuoterà anche sulle famiglie.
Intanto l’equipe di esperti ha individuato, grazie anche alla collaborazione delle “mamme assaggiatrici”, alcuni punti deboli del servizio: la frutta, ad esempio, assolutamente necessaria nell’alimentazione di un bambino, si è troppo spesso trasformata in uno spreco. Difficile che bimbi di 3 anni riescano a sbucciare da soli mela o pera. Frutta che, aldilà della sua qualità, è finita troppo spesso al macero semplicemente perché non è stata resa “fruibile”.
Qualità sì, ma anche presentazione degli alimenti, per renderli “accessibili” e attraenti quindi. Una pizza semplice, ad esempio, intesa come piatto unico, una volta a settimana, potrebbe permettere un risparmio e creare un diversivo. Come la macedonia o lo yogurt alla frutta a fine pasto. Le proposte elaborate dagli esperti non sono poche, e per lo più sono valide, la vera scommessa sta nella risposta che il nuovo bando potrà avere dagli eventuali concorrenti.
Solo un esempio: nella fase di selezione si terrà conto, e faranno punteggio, anche i locali e le attrezzature in cui il cibo sarà preparato e confezionato. Nessun passaggio della catena, inclusa la distribuzione, e quindi le distanze dal luogo di preparazione a quelli di destinazione, sarà trascurato. Il primo marzo è vicino, così come l’eco delle polemiche degli ultimi tempi, la speranza nel nuovo bando è tutta nel presente, che possa diventare realtà futura.