Antichi mestieri da salvare, a Modica l’ultimo lattoniere degli Iblei: “Prossimo alla chiusura”

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Guglielmo Prossimo nella sua bottega in via Tirella a Modica

La sua bottega – incastonata in uno stabile di via Tirella, a pochi passi dal centro di Modica – è diventata una sorta di roccaforte, un baluardo di storia e tradizione.
Il tutto in due metri quadrati calpestabili, forse cinque considerando lo spazio dedicato alle scaffalature. Lui – l’ultimo lattoniere artigianale della provincia di Ragusa – è Guglielmo Prossimo, e da più di mezzo secolo lavora latta e lamiera. Le sue mani hanno prodotto migliaia di secchi, quartare, formine per cioccolato modicano, e oggetti di ogni tipo.

Passare lì davanti – fra due ante di legno che fungono da espositori – significa fare esattamente un suggestivo salto indietro nel tempo, di almeno 35 anni. Una bella storia, non c’è dubbio. Ma è il “ritorno” al 2015 che rischia di farla rimanere solo una storia, e di negarle un futuro.

“La crisi”, racconta il signor Prossimo, ‘u lantirnaru: “si è fatta sentire pesantemente: pochi nuovi acquirenti e poche riparazioni. Un giorno incasso 8 euro, l’altro 12, e l’altro ancora nemmeno un euro”. A questi fattori si aggiunge la scarsa facilità di reperimento delle materie prime, e la quasi totale industrializzazione del settore.
Guglielmo è infatti l’unico produttore artigianale delle classiche forme metalliche necessarie per fare il cioccolato modicano ma – come racconta – solo poche aziende evitano di usare le formelle in plastica, più pratiche e forse più economiche rispetto alle sue.

Senza contare – a fine mese – le tasse da pagare che strangolano ogni stimolo. Me le elenca con precisione, ricordando a memoria gli importi esatti: “C’è l’Iva, poi l’Inail e anche l’Irpef. In totale, devo pagare più di 1.000 euro: non è più possibile andare avanti, a breve chiuderò“.
Guglielmo ne è, amaramente, consapevole: “E con me smetterà di esistere questo mestiere, nessuno vuole impararlo, anche perchè non ci si vive più”.

I suoi colpi – per dare forma alla latta e alla lamiera – da almeno cinque decenni sono la colonna sonora di tutto il quartiere, e quell’eco risuona dallo stretto sino all’intera via Tirella.
Hanno scandito le giornate di tanti, e col loro rimbombo nelle orecchie sono diventati grandi molti modicani. Tutto questo, adesso, rischia di finire, e Modica potrebbe perdere una di quelle poche pagine di storia rimaste che – piuttosto che essere rilegate in un libro insieme ad altre – sono ancora vive tra i vicoli e le piazze della città della Contea.