All’asta la casa della famiglia Di Quattro, a Vittoria. Ma la protesta è in Prefettura a Ragusa

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Sit-in dei Forconi, questa mattina, davanti alla Prefettura di Ragusa.
Insieme ad Azione Democratica di Vittoria e Movimento degli Agricoltori, sono tornati a chiedere la moratoria per le aste giudiziarie e gli sfratti, la creazione di un fondo salva case e una legge nazionale che tuteli la prima casa e la faccia diventare intoccabile.

La protesta era, inizialmente, stata programmata davanti ad un noto studio di commercialisti a Ragusa ma, dopo la presa di posizione dell’Ordine Nazionale dei Commercialisti, ieri sera è stato deciso di spostarla.
La scelta dello studio e della giornata non era stata casuale. Questa mattina, infatti, proprio in quello studio, era in programma la procedura di apertura delle buste relative all’asta giudiziaria dell’abitazione della famiglia Di Quattro, in via Brescia a Vittoria.

Due pensionati, marito e moglie, con una casa svenduta a 15.600 euro, il 10% del suo valore reale, a causa di un debito di circa 7000 euro contratto anni fa con una banca.

“Il Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, Marco Cuchel, esprime forte preoccupazione per un’azione che ha tutte le caratteristiche di un’intimidazione nei confronti di professionisti che svolgono funzioni per conto dello Stato” si legge nel comunicato divulgato ieri dall’Ordine.
I Forconi, però, che pochi giorni fa hanno incontrato il Presidente Provinciale dell’Ordine senza che emergesse alcun problema, si dicono sbalorditi da una simile affermazione.
“Siamo sempre stati consapevoli del fatto che i commercialisti facciano solo il loro lavoro”, afferma Marcello Guastella, referente dei Forconi a Ragusa. “Così come del fatto che il problema sta a monte, nella legge e nel Parlamento. Non abbiamo mai puntato il dito contro di loro. Semmai sono la politica e le organizzazioni sindacali che devono fare la loro parte, incontrandosi e cercando di capire come portare l’emergenza nelle sedi opportune. Oggi siamo qui” continua Guastella: “per denunciare, per l’ennesima volta, i sacrifici di una vita svenduti e messi all’asta senza pietà e per esprimere solidarietà alla famiglia Di Quattro. Un gesto del genere da parte dell’Ordine Nazionale dei Commercialisti ci porta a pensare che forse stiamo toccando dei nervi scoperti”.

“Le case che si stanno svendendo all’asta”, aggiunge il consigliere comunale di AD a Vittoria, Francesco Aiello: “non appartengono a gente che sperpera il denaro al gioco, ma a lavoratori e a pensionati che per debiti irrisori perdono la loro unica casa. Se attraverso queste vendite gli istituti bancari e i creditori riuscissero a tornare in possesso del loro capitale, forse lo potremmo capire, ma non è così, quindi non si spiega come mai non si riesca a trovare un accordo che eviti il dramma. La verità – conclude Aiello – è che, attorno alle aste, si è formato un sistema di affari in mano a gruppi di speculatori. Solo degli sciacalli possono avvicinarsi ad una casa in cui abitano due pensionati, o una famiglia con figli, per buttarli fuori”.

Presente al sit anche Giovanni Barone, dei Forconi, che questa battaglia per la difesa della casa la conosce bene, perché la sta combattendo. “Quale democrazia vige in un Paese in cui la politica divide il popolo in fazioni, privilegiando una parte e mancando di rispetto all’altra? Paradossalmente chi si mette in gioco per crearsi e creare un lavoro, e per questo si mette un prestito sulle spalle, non è aiutato ma fermato dalle banche. Se la politica avesse guardato davvero a chi vuole lavorare, oggi la nostra dignità non sarebbe a rischio, invece ci stanno svendendo. Tutti dicono di vedere la luce in fondo al tunnel, ma l’Italia è nel fosso e ci resterà fin quando non inizieranno a scendere dai palazzi per parlare con la gente e difendere noi, il nostro lavoro e i nostri prodotti”.

Domani, intanto, la battaglia si sposta a Palermo, a Palazzo D’Orleans. I Forconi consegneranno una carriola piena delle macerie di cui parla l’assessore regionale all’economia, Alessandro Baccei, nel documento di Programmazione Economica e Finanziaria.
Ci sarà anche il proprietario del capannone industriale di Pozzallo che non ha nessuna intenzione di lasciare le chiavi all’acquirente che lo ha comprato all’asta ad un quinto del suo valore, e che, piuttosto, è pronto ad abbatterlo. “E’ lui – dicono i Forconi – l’emblema di quell’economia massacrata dalle tasse e vittima di questa guerra tra poveri”.