Comuni siciliani sempre più in crisi. Ragusa teme e aderisce alle iniziative Anci

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È il nuovo prestito da 1,8 miliardi di euro, che la Regione siciliana si appresta ad accendere, a sollevare le preoccupazioni mai sopite dei Comuni dell’isola. Una situazione finanziaria che fa parlare unanimemente gli economisti nazionali e internazionali: “i conti della Sicilia sono un disastro”. Lo dice sia chi parla di situazione di vero e proprio default, visto il debito di 8 miliardi di euro, a fronte di un bilancio ammontante a 20 miliardi totali, sia chi esclude l’eventualità di un fallimento, che trascinerebbe con sé l’Italia intera, e che quindi il Governo centrale dovrebbe frenare.

Il dato certo è che i conti non sono sanabili, visto che le uscite superano di gran lunga le entrate, e che il nuovo prestito difficilmente potrà essere una soluzione, anzi. La svolta, secondo la gran parte degli addetti ai lavori, sta nel taglio di stipendi e spese di gestione, ma i licenziamenti si prospettano sempre come una strada impercorribile. Tutti problemi che si riflettono nella vita quotidiana dei cittadini, per le difficoltà sempre maggiori riscontrate dai Comuni nella gestione dei servizi.

L’Anci ne ha discusso a Palermo, nel suo consiglio generale, che ha fatto registrare le non poche preoccupazioni dei primi cittadini siciliani. Stando a quanto detto dall’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, i trasferimenti previsti, inizialmente fissati in cifre dimezzate rispetto all’anno precedente, potrebbero scendere ulteriormente. “Una situazione che preoccupa anche Comuni virtuosi come Ragusa”, dice il Sindaco Federico Piccitto, “e che per questo richiede l’adesione di tutti alle iniziative già programmate: bandiere a mezz’asta fino alla convocazione dell’incontro Stato Regioni, luci spente a Palazzo dell’Aquila il 28 gennaio, e un consiglio comunale contestuale con gli altri enti siciliani il 9 febbraio. È fondamentale che la Regione risponda e ascolti le istanze dell’Anci”, spiega Piccitto.
Per i Comuni che hanno già adottato il massimo prelievo fiscale, facendo pagare anche la Tasi, la prospettiva di minori entrate potrebbe voler dire il dissesto, o il taglio dei servizi pubblici.