Migranti e allarme terrorismo: che legame c’è? Nei Cpsa il problema delle identificazioni

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Come scritto da molti giornali, c’è un’indagine della Procura di Palermo, che ha preso le mosse da informative dei servizi segreti, sul rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti che sbarcano in Sicilia.

Scoprire se e come, tra chi affronta i pericoli del viaggio sulle bagnarole che poi approdano anche a Pozzallo, si nascondano jihadisti e se sull’Isola esistano cellule terroristiche pronte a fornire loro supporto logistico è l’obiettivo dell’indagine – ovviamente, top secret – palermitana.
L’indagine, ancora alle battute iniziali, avrebbe già offerto ai magistrati degli spunti interessanti. Ad esempio sulle nazioni di provenienza dei potenziali terroristi, originari prevalentemente da Siria e Libia. Per loro la Sicilia è la “porta d’ingresso” attraverso la quale poi puntare al Nord Europa.

Solo nel 2014 in Sicilia sono approdati 197mila migranti: un numero enorme – dicono gli inquirenti – che moltiplica il pericolo. Alcuni dei sospetti, che per i pm avrebbero una grossa disponibilità di armi, avrebbero già lasciato il territorio italiano, altri si troverebbero ancora nel Paese.

Al proposito, va registrata anche la dichiarazione del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Ci sono di rischi di infiltrazione, anche notevoli, di terroristi dall’immigrazione. Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano, ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione. Ma nessun Paese democratico può avallare alcuna confusione fra fenomeni migratori e terroristici e diffondere l’idea che dietro i barconi di disperati che approdano sulle nostre coste si annidi il terrorista col kalashnikov. Sarebbe un errore culturale, oltreché improbabile, dal punto di vista tecnico”. Insomma, per il titolare della Farnesina: “Confondere immigrazione e terrorismo è un’idiozia“.

Ma – come scrive La Repubblica – a preoccupare l’altro Ministero che si occupa del caso, quello dell’Interno, guidato dall’agrigentino Angeino Alfano, sono quei circa 50 mila stranieri che si sono allontanati, senza identificazione, dai centri di prima accoglienza siciliani nel 2014. Un esercito di “invisibili” sbarcati sulle coste dell’Isola che adesso allarma il Viminale. Una folla di migranti che in molti casi si è avvalsa di reti di accoglienza alternative a quelle istituzionali per raggiungere le città italiane e nella maggior parte dei casi Francia, Germania e gli stati del Nord Europa.

In totale, negli ultimi 12 mesi i migranti accolti in Sicilia sono 103 mila di cui oltre 11 mila minori, il 35 per cento di questi ultimi risulta irreperibile sul territorio. I gruppi etnici che più spesso rifiutano di entrare nel circuito di accoglienza istituzionale sono i siriani (25 mila gli arrivi complessivi), seguiti dagli eritrei (20 mila), palestinesi, iracheni e somali.

Irregolari sul territorio, in transito lungo la penisola, diretti alle frontiere o destinati a riunirsi con le comunità di connazionali nelle maggiori città italiane.
Un fenomeno che sul territorio siciliano, opo gli attentati terroristici di Parigi e l’allarme lanciato dal governo, è tornato alla ribalta, se non altro per i numeri considerevoli.

Non abbiamo ricevuto direttive straordinarie“, dice a La Repubblica l’assessore con delega all’immigrazione Mara Aldrighetti del comune di Pozzallo, il comune ibleo che più di altri, da anni, è in prima linea sul fronte degli sbarchi. Attualmente il Centro di prima accoglienza (Cpsa) è chiuso per manutenzione. “In ogni caso il protocollo di identificazione è garanzia anche per le esigenze di antiterrorismo”, continua l’assessore Andrighetti. “Chi decide di non fornire le proprie generalità non dovrebbe, in linea puramente teorica, lasciare il centro“.

Una garanzia, si legge ancora su La Repubblica, solo sulla carta, alla luce dei 50 mila irreperibili sbarcati in Sicilia. Migranti che in migliaia di casi hanno scelto di appoggiarsi ad una rete spontanea. “Soprattutto la scorsa estate, questi gruppi di militanti hanno fornito biglietti, dato informazioni, fornito la prima assistenza a migranti che si sono allontanati dai centri di prima accoglienza per raggiungere le loro destinazioni” conferma Lucia Borghi dell’associazione Borderline Sicilia. “Sono siriani, palestinesi e iracheni che rifiutano l’identificazione”