“Il dato è evidente. Come già sottolineato dal Pontefice, bisogna lavorare insieme per far sì che le religioni siano davvero strumento di formazione di una umanità più forte, di vera unione tra gli uomini“.
Ecco la riflessione di Mons. Paolo Urso, vescovo della diocesi di Ragusa, a margine dei tragici fatti parigini e della imponente manifestazione che, domenica 12 gennaio, ha attraversato le vie della capitale francese, con almeno una cinquantina di leader mondiali in testa al corteo.
Dopo aver sentito l’imam di Comiso, ecco quindi anche le riflessioni di sua Eccellenza Mons. Urso, proprio mentre i media danno l’ultima allarmante notizia, sull’azione dell’Isis contro l’occidente: dopo Parigi, il terrorismo di matrice islamica potrebbe colpire il Vaticano, da tempo considerato tra gli obiettivi a rischio. L’America, coi suoi servizi segreti, ha allertato la Santa Sede, secondo quanto rivelato da una tv di stato israeliana.
La strada per fermare la violenza, secondo il Vescovo di Ragusa, non è facile, ma richiede l’impegno di chi lavora in prima linea nel sociale: “Si tratta di formare al rispetto delle diversità, che non vuol dire perdere la propria identità, anzi, senza perdere l’identità culturale, partendo dal dato scontato che bisogna amare e accogliere ogni uomo, si deve elaborare una proposta operativa concreta“.
“La lotta alla violenza richiede un lavoro concreto da parte di tutti”, è l’invito di Mons. Urso. Cambiare il cuore dei crudeli, quindi, come ha detto Papa Francesco all’indomani della tragedia di Parigi, diventa preghiera a Dio, ma anche lavoro quotidiano per gli uomini, secondo quanto afferma il Vescovo Urso.
“Il rispetto per la vita deve essere assoluto, senza distinzioni”, dice Monsignor Urso: “non si possono ammettere eccezioni, verso chi è anziano, ad esempio, o neonato, o malato, o ateo. La vita è il bene più prezioso, e va rispettato sopra ogni cosa”.
In questa direzione, va l’impegno della Chiesa nella lotta alla violenza e al terrorismo, un impegno da pianificare e rendere operativo nel quotidiano anche nel nostro territorio, terra di approdo di migranti di religioni e culture diverse.