A Modica è stata quella dello scambio degli auguri per le festività natalizie, l’occasione di un incontro tra simpatizzanti e iscritti all’Udc con i vertici locali, provinciali e nazionali del partito.
A prender parte alla riunione è stato anche Gianpiero D’Alia, presidente dell’Udc e già ministro per la Pubblica Amministrazione e per la Semplificazione nell’esecutivo guidato da Enrico Letta.
Pinuccio Lavima, segretario provinciale dei Democratici di Centro, ha voluto dar via al giro degli interventi sottolineando l’importanza del fattore umano all’interno dell’Udc: “Noi”, sottolinea Lavima “non dobbiamo nascondere il momento di difficoltà che viviamo. Siamo persone brave e oneste e, proprio dal patrimonio dei nostri uomini e dei nostri iscritti, dobbiamo ripartire per ottenere la fiducia degli elettori e per rappresentare le esigenze del territorio”.
È toccato a Orazio Ragusa, deputato all’Ars, fare un bilancio della presenza del partito a livello regionale: “Ci davano per dispersi, ma ci siamo ancora!”. Giunge immancabile il riferimento alla problematica convivenza con il governatore Rosario Crocetta: “Personalmente” chiarisce Ragusa “non sono d’accordo su alcuni atteggiamenti della Giunta Regionale. Ma lo sostengo perché voglio bene alla mia terra e perché voglio dare cose importanti alla Sicilia”.
L’intervento più atteso, quello di Gianpiero D’Alia, presidente nazionale dell’Udc. L’analisi parte dalla crisi del modello del leader solo al comando, tipico della Seconda Repubblica: “Berlusconi e Prodi non erano incapaci, hanno ricevuto la fiducia degli elettori. Ma per cambiare l’Italia non basta appoggiarsi ad una sola persona, e nemmeno alzare il livello delle promesse: serve una classe dirigente nella condizione di tradurre un’idea in qualcosa di concreto”.
Non mancano le critiche sulle scelte dell’Udc: “Alle ultime elezioni” e il riferimento di D’Alia è a Mario Monti “ci siamo suicidati in quella coalizione capeggiata da chi non voglio nominare perchè penso che porti sfiga. Ma adesso serve costruire un sistema politico capace di andare oltre gli schemi della Seconda Repubblica, e la soluzione non è nemmeno quella del Movimento 5 Stelle la cui fine è davanti agli occhi di tutti. L’Udc, o comunque il nuovo soggetto che andremo a costituire, deve forgiare una politica di sostanza”.
D’Alia – quasi in conclusione – non evita la stoccata nei confronti di Ignazio Abbate, reo di aver messo alla porta l’Udc: “Servono sindaci bravi, non come il vostro. Ma mi taccio, perchè se dovesi dire tutto quello che penso…”.
Poi, da fautore dell’appoggio a Rosario Crocetta in occasione delle ultime Regionali, è netto: “Due anni fa non c’era altro da fare, ma poi solo una successione di liti pubbliche. Oggi siamo arrivati al Crocetta ter, e per quanto ci riguarda sarà l’ultimo“.