Parla, da una cella del carcere di Vibo Valentina, Domenico Italiano, il 23enne di Gioia Tauro che nella tarda serata di domenica si è autoaccusato dell’omicidio del 53enne Michele Brandimarte.
Il giovane si è consegnato spontaneamente alla polizia, fornendo come prova la pistola calibro 9 usata, a suo dire, per compiere l’omicidio nel cuore cittadino di Vittoria, poche ore prima.
Stando al suo stesso racconto, ancora tutto da verificare e al vaglio degli investigatori, Italiano sarebbe arrivato a Vittoria domenica mattina insieme a Brandimarte, che conosceva.
I motivi del viaggio non avrebbe voluto renderli noti. Italiano si sarebbe limitato a raccontare che domenica pomeriggio, intorno alle 18.30, stava passeggiando con Brandimarte in centro quando sarebbe scoppiata una discussione al termine della quale avrebbe estratto la pistola e lo avrebbe freddato, svuotando l’intero caricatore.
Poi si sarebbe dato alla fuga, non ha voluto chiarire nemmeno come, tornando a Gioia Tauro. Qui, infine, si sarebbe costituito al locale commissariato.
Sarebbe proprio il suo assassino, dunque, stando a questo racconto, la persona con la quale Brandimarte stava passeggiando in via Roma, prima di morire, e che i Carabinieri stavano cercando di identificare per ricostruire il drammatico fatto che ha scosso la città di Vittoria in una domenica di festa prenatalizia, tra gli acquisti dei regali e la processione al seguito del fercolo di Santa Lucia.
I militari, nel frattempo, stanno continuando a scaricare i filmati delle telecamere di videosorveglianza dei negozi presenti nella zona per capire cosa abbiano ripreso e se abbiano inquadrato con precisione la scena del crimine.
Il corpo di Michele Brandimarte resta, intanto, nell’obitorio del cimitero di Vittoria. Tra mercoledì e giovedì dovrebbe essere eseguito l’esame autoptico.