L’invasione di alghe alloctone (cioè non autoctone, non appartenenti al luogo) nel Mediterraneo è favorito dalla debolezza dei popolamenti nostrani, vittima di alterazioni ambientali quali inquinamento, strascico illegale, discariche a mare e cambiamento climatico. Questa una delle considerazioni di Legambiente Ragusa che, da anni, contribuisce allo studio specifico condotto da Legambiente grazie all’attivazione di un team internazionale di ricercatori che ha individuato una nuova varietà di alghe (Caulerpa distichophylla) proveniente dai mari australiani.
L’associazione ambientalista sottolinea come, nel contrasto alle specie aliene nei mari siciliani, ed in generale del Mediterraneo, sia indispensabile avviare politiche di cambiamento drastico nelle strategie economiche e territoriali come: il funzionamento dei sistemi di depurazione delle acque, il passaggio ad un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in particolare nelle aree costiere, la lotta allo strascico sottocosta, lo stop alle trivellazioni petrolifere.
L’impegno in questa direzione si arricchisce della partecipazione al convegno regionale conclusivo sul Progetto Caulerpa della Regione Sicilia testè concluso. Lo studio attivato da Legambiente è stato infatti illustrato dall’intervento di Gabriele Procaccini della Stazione Zoologica di Napoli, biologo marino di fama internazionale nonché coordinatore scientifico del team che ha portato all’importante riscontro.
La tavola rotonda conclusiva ha quindi visto l’intervento di Antonino Duchi, Presidente di Legambiente Ragusa nonché coordinatore del Centro di Educazione Ambientale di Donnalucata che ha dato l’avvio e supporto alla ricerca stessa. “Una ricerca”, ha sottolineato Duchi “che intendiamo continuare ed implementare: invitiamo quindi ad una collaborazione con i ricercatori e gli enti coinvolti, in un’ottica di rete che è quella indicata come prioritaria da Direttive e Strategie nazionali ed europee”.
Ottica di rete che, dato che una precoce segnalazione è fondamentale per il contrasto alle specie aliene, va presa in considerazione anche in questa direzione: i circoli di Legambiente capillarmente diffusi sul territorio, possono infatti, in collaborazione con pescatori e subacquei, costituire un importante sistema di sensibili antenne sul territorio costiero per il monitoraggio del fenomeno.