In principio fu Comiso. Poi Ispica e ora Scicli e Pozzallo, che si trovano in un caso con un Piano di riequilibrio riapprovato e a grande rischio, nel secondo con un Piano bocciato dallo stesso Consiglio comunale e poche speranze appese alle decisioni del Ministero dell’Interno.
Nel mezzo, ci sta Modica, da anni ormai sull’orlo del dissesto finanziario, con un Piano di riequilibrio approvato nel dicembre 2012, più volte rivisto dal Consiglio comunale e ancora in attesa del responso definitivo del Ministero e della Corte dei Conti.
Il quadro della situazione finanziaria degli enti locali della provincia di Ragusa, da cui sembra salvarsi pressoché esclusivamente il Comune capoluogo, non è certo tale da far dormire sonni sereni non tanto a chi li amministra quanto ai cittadini che di questa situazione subiscono le conseguenze.
Una situazione che, ora, comincia a preoccupare seriamente i sindacati: “Ci siamo fatti carico di tentare di evitare i dissesti praticamente in tutti questi Comuni”, dichiara il segretario generale della Cgil Giovanni Avola: “cercando di contrastare politiche di spesa dissennate. Paradossalmente nell’unico Comune in cui eravamo riuscititi davvero a incidere nel determinare un proficuo percorso di risanamento, oggi assistiamo ad una politica della spesa che continua a essere dissennata”.
Il riferimento, anche piuttosto duro, è al Comune di Modica, “che si trova – come si legge in un documento diffuso ieri dalla segreteria cittadina della Camera del Lavoro – in una delicatissima fase, che va ben governata, per evitare che essa possa travolgerlo. A distanza di due anni – ricordano dal sindacato – dalla presentazione, ancora la Commissione ministeriale non ha espresso alcun pronunciamento circa l’approvazione o meno del Piano di riequilibrio, con cui si è voluto evitare il dissesto dell’Ente. Perché tanto ritardo? C’ è forse qualcosa che non va?”.
A Modica, quindi, laddove c’è ancora un margine per agire, rispetto alle situazioni dei Comuni vicini, la Cgil richiama Amministrazione e Consiglio comunale “a invertire, a partire dal Bilancio previsionale 2015, la tendenza eccessivamente espansiva in termine di spese folli ed inutili che si registra da circa un anno e mezzo, facendo una gestione mirata e morigerata del processo di spesa, anziché tartassare i cittadini come sta avvenendo per Tari e Tasi. Non è pratica virtuosa”, scrivono ancora dal sindacato “far ricorso in maniera costante e spropositata ad anticipazioni di cassa per oltre 17 milioni di euro, per un totale di 800.000 di interessi, per far fronte agli impegni della spesa corrente.
Inoltre, aggiunge la Cgil: “atteso che il Comune dovrà, per un periodo trentennale, restituire il prestito di 64 milioni di euro della Cassa Depositi e Prestiti, in ragione del quale sarà obbligatorio prevedere nei bilanci dei prossimi 30 anni una quota non irrilevante di restituzione del prestito, diviene imperativo categorico non aggravare la sostenibilità tecnico-economica dei bilanci con spese effettuate non in linea con la delicata fase attraversata dall’ente e che difficilmente potranno essere pagate.
Il punto nodale e qualificante, conclude il documento della Camera del Lavoro: “che dovrà permeare da qui al termine di vigenza del Piano è quello di adottare misure amministrative ed interventi di concezione e di attuazione dei bilanci che si muovono decise verso il risanamento economico dell’ente”.