Omicidio e occultamento di cadavere. Accuse terribili quelle che hanno portato al fermo di Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris Stival trovato morto il 29 novembre in un canale in cemento armato a fianco del vecchio mulino, a un paio di chilometri da Santa Croce. La decisione della Procura è arrivata al termine di sei lunghe ore di interrogatorio, durante le quali, tuttavia, la donna non ha confessato, respingendo tutte le contestazioni fatte. Avrebbe, anzi, più volte ripetuto: “Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino”. La svolta è arrivata poco dopo la mezzanotte.
Questa mattina, alle 10,30, è previsto un nuovo interrogatorio. Poi la parola passerà al giudice per le indagini preliminari. La donna, appare questa la tesi degli inquirenti, avrebbe agito da sola. Al termine dell’interrogatorio sarebbe stata portata in Questura per la notte, mentre il marito è stato accompagnato a casa. “Chiusa in un immenso doppio dolore”, scrive sul suo facebook la zia di Davide, Antonella Stival. Un doppio dramma, quello del marito della donna, che ha perso in modo tragico un figlio che potrebbe essere stato ucciso – questa la tesi dell’accusa – proprio dalla moglie.
La decisione di emettere il decreto di fermo, come detto, è stata presa solo dopo la mezzanotte di una giornata iniziata presto. In mattinata investigatori già al lavoro per comporre gli ultimi tasselli di questo complicato puzzle. Telefonate, immagini delle telecamere, esami autoptici, rilievi: una mole di lavoro enorme che carabinieri e polizia hanno svolto nei nove giorni che separano da quel drammatico sabato 29 novembre quando, nel pomeriggio, il corpo del piccolo Loris veniva ritrovato nel canale. E’ bastato poco per scoprire che non era stato un incidente. Il collo serrato probabilmente da una fascetta, i polsi segnati pare dallo stesso “filo” di plastica che, una volta stretto, non lascia scampo. Gli interrogatori, i riscontri. La mamma sentita più volte, le incongruenze. E poi altri riscontri che hanno portato la Procura al fermo.
Lunedì, intorno a mezzogiorno, il procuratore Carmelo Petralia, ha lasciato il palazzo di Giustizia davanti a decine di giornalisti e operatori. La sua auto, poco dopo, si è fermata dinanzi la caserma dei Carabinieri, di fronte l’ospedale Civile. E’ rimasta circa tre ore. Pochi minuti dopo le 17 il dirigente della Squadra Mobile, Nino Ciavola, si è diretto, invece, verso Santa Croce.
Intorno alle 17,30 Carabinieri e Polizia hanno prelevato Veronica Panarello e Davide Stival per portarli in Procura. Davanti la casa di via Garibaldi un cordone di sicurezza, con i giornalisti e alcuni curiosi tenuti a distanza. Mamma Veronica è uscita con un cappuccio in testa, per coprire il volto, il papà, invece, con sguardo quasi assente ha aperto la portiera dell’auto ed è salito a bordo. Alle 17,47 le auto sono arrivate al Palazzo di Giustizia, lato via Carlo Alberto Dalla Chiesa (VIDEO) precedute da un imponente servizio di sicurezza. Mamma Veronica e papà Davide sono entrati direttamente in auto nel garage del palazzo. Dentro solo il procuratore Petralia, il sostituto Marco Rota, il dirigente della Mobile e il comandante del Norm dei carabinieri, Domenico Spadaro. Nessun altro, il procuratore è stato chiaro. Il momento è delicatissimo. I due magistrati interrogano la donna, a lungo. Alla fine la pesante decisione. Alle 10,30 di oggi, come detto, il nuovo interrogatorio.
Ma cosa prevede la legge nel caso di fermo? Entro le 48 ore dalla notifica del provvedimento, avvenuto questa notte, il pm dovrà chiedere al gip la convalida del fermo e, se ritiene, l’emissione di una misura cautelare. Una volta ricevuta la richiesta, il giudice ha altre 48 ore di tempo per fissare l’udienza di convalida.
L’udienza si svolge in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del difensore della persona fermata. Nel corso dell’udienza il pm indica i motivi del fermo e formula le richieste di misure cautelari. Il gip interroga la persona fermata. Dopo l’udienza ci sono quattro possibili “scenari”: convalida del fermo ed emissione di un’ordinanza che dispone una misura cautelare, convalida del fermo ma nessuna misura cautelare e, di conseguenza, l’indagato viene liberato. E ancora è possibile non convalidare il fermo perchè eseguito illegittimamente, ma si dispone ugualmente una misura cautelare. Infine il giudice può non convalidare il fermo ed ordinare la liberazione dell’indagato se non ravvisa gravi indizi di colpevolezza.