“La mia assistita si è professata assolutamente innocente. Durante l’interrogatorio ha ribadito più volte il percorso effettuato. Ma ha anche ribadito che i due bambini, quella mattina, sono entrati nell’autovettura e li ha accompagnati a scuola. Nonostante qualche contestazione sia stata fatta in relazione alle telecamere che, in questa vicenda processuale, hanno assunto il ruolo di prima donna, questa difesa mostra qualche titubanza. L’attività di indagine c’è stata, però non so fino a che punto la stessa sia stata effettuata a 360 gradi. Io ho qualche titubanza, molto seria, in merito alla ricostruzione della vicenda e in merito alle responsabilità della mia assistita. Non ho grandi preoccupazioni, affronteremo la vicenda con grande scrupolo e professionalità”.
Questo dice l’avvocato Francesco Villardita, fuori dalla Questura, subito dopo che Veronica Panarello esce a bordo dell’auto che la conduce nel carcere di Piazza Lanza, a Catania.
Per quanto riguarda la convalida del fermo, il legale ha spiegato: “Non è stata ancora richiesta la convalida del fermo per cui penso che, considerati i tempi tecnici e processuali, non avverrà prima di giovedì o venerdì”.
A chi gli ha chiesto se, oltre al cacciatore, la mamma di Andrea è la sola indagata, Villardita ha risposto: “Formalmente è, allo stato attuale, l’unica indagata. In questo momento risulta l’unica ad aver agito e, nel capo di imputazione, non è stato contestato alcun concorso di reato“.
Come aveva già fatto prima di entrare in Questura, il legale ha ribadito: “In questo momento cambio ruolo e divento difensore di una persona indagata anche se questo ruolo mi è stato imposto mediaticamente prima che lo fosse realmente”.
Ha poi detto che Veronica Panarello: “Processualmente è serena, se si può utilizzare questo termine, ma sono numerose le grandi crisi di sconforto da cui viene presa, è distrutta per la morte del figlio. Ha chiesto di vedere il marito ma ancora io non ho non ho avuto modo di parlare con la famiglia”.
L’avvocato Villardita ha anche spiegato che Veronica si è sottoposta spontaneamente al prelievo del campione di Dna, attraverso tamponi salivari.
Un punto sul quale si è concentrato il legale riguarda le immagini delle telecamere a circuito chiuso che, secondo gli inquirenti, “incastrerebbero” la donna. “Nel corso dell’interrogatorio la mamma di Loris ha avuto modo di visionare il fotogramma che riprende il piccolo, quella mattina, mentre si allontana dall’auto e ritorna verso casa. La signora ha visto il fotogramma e ha detto: questo è Loris? Da dove lo avete individuato?“.
Per l’avvocato il soggetto non è assolutamente individuabile. La certezza non potrà mai averla nessuno perché “dalle telecamere non si potrà vedere mai se il bambino che rientra è Loris oppure un’altra persona”.
Infine ha detto: “La mia assistita non ha nessun sospetto, lo avrebbe certamente riferito immediatamente agli inquirenti. L’unico interesse della signora è oggi, oltre quello di scagionare se stessa da questa diffamante accusa, trovare il vero colpevole. Sono pienamente convinto che questa attività di indagine che, ritengo leggermente frettolosa, possa portare ulteriori risvolti. Molte e troppe sono state comunque le fughe e indiscrezioni per la stampa”.