Perché la soppressione del Tribunale di Modica potrebbe essere incostituzionale

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“C’è un convitato di pietra nella vicenda riguardante la soppressione dei Tribunali cosìddetti minori e nella presunta incostituzionalità della legge 148/2011 che ha portato ad una nuova geografia giudiziaria con la cancellazione dei “Tribunalini”; questo convitato di pietra è la Ragion di Stato”.
Ad affermarlo, un magistrato, Alberto Giannone, giudice monocratico presso il Tribunale di Torino, attualmente giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Asti. Ed è stato lui, originario di Modica ma da anni residente in Piemonte, a trasmettere alla Corte costituzionale, con ordinanza depositata il 24 marzo 2014, gli atti di un suo fascicolo penale.

La presunta illegittimità costituzionale riguarda l’articolo 1, comma 2, della legge 148/2011, nonché il decreto legislativo 155 del 2012, per contrasto con gli articoli 70, 72 (commi 1 e 4), 76 e 77 della Costituzione. In parole povere, a rendere incostituzionale la legge sarebbe il fatto di avere inserito la riforma della geografia giudiziaria (che avrebbe dovuto essere epocale) in un decreto riguardante la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo, argomenti non attinenti alla geografia giudiziaria e, quindi, non inseribili con un emendamento.
Ma c’è di più: il decreto deve avere come fondamento essenziale la caratteristica dell’urgenza: dove sta, in questo caso, l’urgenza? E, ancora: la riforma della geografia giudiziaria è stata portata in aula senza l’esame della commissione giustizia. Il decreto – come risulta dalle trascrizioni stenografiche – fu esaminato, in soli venti minuti, dalla Commissione bilancio della Camera per ritornare, quindi, in aula ed essere approvato dopo che il Governo aveva posto la fiducia.

Era, dunque, questa la riforma epocale della giustizia? Se lo chiedono ancora tanti cittadini e addetti ai lavori. E se lo è chiesto anche il giudice Alberto Giannone che ha illustrato, a Modica (una delle sedi di Tribunali soppressi) la sua iniziativa per sollevare la incostituzionalità della legge 148/2011. Giannone si è detto, tuttavia, pessimista in merito all’accoglimento del suo ricorso. Non per la infondatezza (le argomentazioni sono inconfutabili), quanto per le difficoltà derivanti da quella “Ragion di Stato” che sconsiglia una marcia indietro che appare, invece, inevitabile a rigor di legge e di logica. Ed è stata la stessa Corte Costituzionale, con una recente sentenza (la numero 32 del 2014) su un argomento diverso, a ribadire la necessità dei fondamentali passaggi istituzionali (obbligatorio, per le leggi delega, il passaggio nelle competenti commissioni di Camera e Senato) previsti dalla Costituzione. “Come magistrato – ha affermato Giannone – non posso tollerare che la Costituzione sia calpestata”.

Al convegno modicano, organizzato dal Comitato pro Tribunale, ha partecipato anche il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, Antonio Venturino, che ha parlato del referendum abrogativo della legge 148/2011 proposto da cinque Regioni: Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Campania e Puglia. “Una iniziativa – ha affermato Venturino – che necessita del conforto dei cittadini non certo nell’ottica campanilistica o particolaristica di favorire questo o quel Tribunale, ma allo scopo di arrivare ad una vera riforma condivisa dai territori interessati. Questa riforma ci è stata imposta dall’alto, senza che nessun Governatore regionale fosse consultato. Questo non è possibile”.

Il convegno modicano ha visto la partecipazione di un discreto numero di avvocati, soprattutto giovani. Assenti tutti i parlamentari (nazionali e regionali) del territorio, così come i sindaci di Ispica, Scicli e Pozzallo (facenti parte della giurisdizione del Tribunale modicano). Il sindaco di Modica, all’estero per motivi istituzionali, era rappresentato dall’assessore alla Cultura, Orazio Di Giacomo. A “difesa” dei parlamentari si è schierato l’onorevole Venturino giustificandone l’assenza con la contemporanea convocazione a Palermo di un vertice per discutere delle trivellazioni petrolifere nel mare siciliano.

I vari interventi, oltre a sottolineare il “muro di gomma” riscontrato da due anni a questa parte nelle istituzioni nazionali (ministri e funzionari ministeriali) e regionali agli argomenti proposti per la salvaguardia del Tribunale di Modica, hanno messo in rilievo come una delle armi principali ancora a disposizione dell’istituzione modicana (e delle altre soppresse sul territorio nazionale) sia l’aspetto infrastrutturale. A Modica (ma anche in tante altre realtà italiane) esiste un Palazzo di giustizia moderno ed efficiente, per il quale lo Stato ha speso oltre dieci milioni di euro. Che fine farà?

Il portavoce del Comitato, l’avvocato Enzo Galazzo, nel suo intervento, ha messo in rilievo il lavoro svolto dal Comitato senza mancare di sottolineare, tuttavia, una pericolosa frammentazione registrata tra gli avvocati stessi. Si è detto, però, convinto che la battaglia va combattuta fino in fondo con tutti i mezzi legali, così come è stato fatto fino ad ora. Ha anche rivolto un appello ai giovani avvocati. “Confido che la battaglia possa essere ampiamente partecipata, specie da parte dei giovani colleghi. Ai quali voglio ricordare che, senza una struttura comprensoriale e senza una giustizia di prossimità, sarà difficile assicurare all’utenza servizi efficienti, a tutto danno della credibilità nostra e della professione stessa”.