I temi legati alla manifestazione nazionale dei lavoratori delle costruzioni, promossa da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, sono stati esposti stamani nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede della Cassa Edile a Ragusa. Proprio a Ragusa, giovedì 27 novembre alla ore 10:30, si terrà la manifestazione regionale con concentramento nel monoblocco ospedaliero Giovanni Paolo II in contrada Cisternazzi che diviene così simbolo di una grande incompiuta ma anche frontiera della crisi del settore edile.
I tre segretari generali Paolo Aquila della Fillea, Luca Gintili della Filca e Nicolò Spadaccino della Feneal, hanno illustrato cifre e raccontato la retrocessione di un settore che era uno dei volani principali dell’economia e lo sviluppo del territorio ibleo. In Italia si è passati, dall’inizio della crisi in poi da una produzione di 50 milioni di tonnellate di cemento ai 18 milioni attuali che indicano una perdita netta in posti di lavoro pari al 50%. In provincia di Ragusa si è passati dalle 800mila tonnellate del 2007 alle 200mila di oggi che fanno il paio con il dimezzamento degli addetti del settore. Secondo fonti della Cassa Edile si è passati dai 7mila attivi (2007) ai 3500 attivi(2014). Un dato, quest’ultimo non coerente con quanto avviene nel mercato edile dove la pratica del nero nasconde cifre e statistiche. Soprattutto oggi con l’apertura di cantieri che non vengono denunciati. Ma la crisi c’è. Basto pensare che il terzo polo dei lapidei, con Comiso da sempre capitale della lavorazione del marmo, è praticamente scomparso con due, tre aziende che arrancano sul mercato. Anche quello del legno è un segmento produttivo in via di estinzione.
La Sicilia è uno dei tanti specchi della crisi. Nell’isola si sono persi 80mila posti di lavoro, 2500 imprese edili chiuse, 140 opere finanziate e bloccate, 600 imprese fattile, 7,2 miliardi di opere non avviate. Le ragioni hanno spiegato i rappresentato delle confederazioni sindacali vanno ricercate nell’aumento della illegalità e delle infiltrazioni mafiose negli appalti, nella riduzione degli investimenti pubblici, nel taglio a diritti e tutele dei lavoratori, negli sgravi solo per le imprese e il Durc depotenziato. Ma ce ne sono altre di motivazioni: i tempi lunghissimi, i più alti d’Europa, perché dall’opera si passi alla sua realizzazione, il sistema bancario che non agevola l’accesso al credito. Ciò ha determinato un sistema di crisi che il governa stenda a gestire come la questione legate al fabbisogno degli ammortizzatori sociali.
“Quella di giovedì sarà una giornata di mobilitazione che pone al centro il rilancio del settore e la qualità dell’impresa, dichiarano Paolo Aquila, Nicolò Spadaccino e Luca Gintili, e la manifestazione regionale, che si svolge a Ragusa, si terrà in un luogo simbolo che segna l’arretramento sociale, produttivo e occupazionale di questa provincia. E non si tratta di questo lavoro solo. Non si investe più nel pubblico e il privato arranca. Il Governo, con le sue politiche, non impatta un’azione capace di riaccendere i motori del comparto edilizio e ha grandi difficoltà a gestire una crisi che ha toccato cifre da record difficilmente recuperabili nel breve periodo”.