Qual è la verità sull’ospedale Busacca di Scicli?
Fino a qualche giorno fa il manager dell’Asp Maurizio Aricò ha incontrato il sindaco per pianificare il futuro della sanità cittadina, con tanto – a margine – di rassicurazioni da parte del deputato regionale dell’Udc Orazio Ragusa, rispetto all’assegnazione dei posti letto nell’ambito del riordino della rete ospedaliera.
Eppure, proprio in questi giorni la battaglia all’Ars sui piccoli ospedali riguarda innanzitutto Scicli, insieme a Ribera, Mazzarino, Giarre, Leonforte, Barcellona Pozzo di Gotto, Noto, Salemi e all’Ingrassia di Palermo: entro il 2016 potrebbero letteralmente sparire.
Nella nuova mappa della sanità in Sicilia – con tutti i tagli e le riconversioni imposte dall’adeguamento agli standard nazionali – questi presidi sono destinati a diventare “ospedali di comunità”: un nuovo modello già sperimentato in altre regioni per pazienti che soffrono di malattie croniche.
Non esisteranno più i Pronto soccorso, le Chirurgie generali, le Medicine, le Ortopedie, le Cardiologie e tutte le specialità ospedaliere.
Rimarranno solo alcuni posti letto “territoriali” dove l’assistenza sarà assicurata dai medici di famiglia, dai pediatri o da medici pubblici. Si faranno ricoveri brevi (al massimo venti giorni) di pazienti che hanno bisogno di un’assistenza infermieristica continua.
Sarebbe questo, almeno per il momento, il miglior compromesso trovato dalla Regione per scongiurare la chiusura totale dei piccoli e insicuri presidi di periferia.
Ma avranno un bel da fare i deputati, che ovviamente si sono già lanciati nella difesa degli ospedali che ricadono nei propri bacini elettorali.
E avranno un bel da fare innanzitutto quelli che fanno parte della Commissione sanità presieduta dal comisano Pippo Digiacomo, che proprio l’altro giorno ha fatto passare una propria proposta con il parere favorevole del Governo.
Si tratta di prevedere che fin da ora si definisca una griglia di valutazione di tutte le unità operative complesse e semplici del sistema sanitario siciliano: “Per la definizione del nuovo Piano ospedaliero” dice Digiacomo: “è necessario procedere ad una valutazione delle nostre strutture, e solo alla luce di questa deciderne il futuro.
In pratica, nessun ospedale oggi è predestinato ad essere convertito o ridimensionato. Questa indicazione è stata accolta dalla commissione e dal governo: un segnale deciso, dunque, di trasparenza e rassicurazione per i territori, oltre che per le strutture e il personale”.