Ci sono avamposti coraggiosi che resistono al tornado della globalizzazione.
Piccoli esercizi commerciali che nonostante tutto vedono aprire la saracinesca ogni mattina, magari con un sorriso e una parola amica.
Niente grandi catene, niente franchising, magnificamente normali nella loro rarità.
La sala da barba Olivieri, non coiffeur o hairstylist, che da 110 anni fa barba e capelli a generazioni di modicani. Sempre là, sempre magnificamente uguale a se stessa, al punto che quando entri ti sembra di fare un tuffo nel passato.
Da un momento all’altro ti aspetti di vedere qualche distinto signore d’altri tempi che dopo aver parcheggiato la 1100 sul corso Principessa Maria del Belgio si siede per barba e capelli. C’è un’atmosfera vintage che ti accoglie e ti conquista.
Da quando Giuseppe Olivieri senior nel 1904 decide di aprire la prima sala al numero 37 del salotto buono di Modica Alta, un Olivieri è sempre stato là dentro.
Allora il termine barbiere era anche riduttivo. Quella figura mitica era anche un po’ dentista, un po’ medico e un po’ confidente.
Si vendevano sanguisughe per i salassi, si strappavano i denti, si facevano le punture. Spiegato così il diploma di infermiere di Olivieri senior che campeggia sulla parete centrale della Sala.
Nel 1918 a soli 4 anni, Giorgio Olivieri continua la professione del padre. Nel 1953 a 8 anni Giuseppe Olivieri junior entra per la prima volta in sala e da allora non si è più mosso. Ad eccezione del periodo di leva, dove, tra l’altro, gli toccò fare il barbiere.
“Da piccolo vedevo mio papà lavorare e volevo diventare come lui”, ci confessa il signor Olivieri aprendo il suo infinito baglio di ricordi: “e così la mattina alle 07.00, prima di andare a scuola, ero già in sala ad aiutare papà. E anche quando stavo seduto in classe, non vedevo l’ora di uscire per tornare qui dentro. Tra un compito e l’altro davo anche una mano a mio padre e mio nonno. A quest’ultimo mi lega un ricordo terribile, era il 19 febbraio 1953 e un incidente di macchina me lo portò via. Eravamo insieme, io mi salvai, lui purtroppo no”.
Ma quante differenze ci sono tra un barbiere degli anni 50 e un hairstylist dei giorni nostri?
“La figura del barbiere era una persona di fiducia”, racconta Olivieri: “a cui potevi confessare tutto, un confidente. La serietà stava nel fatto che uno sapeva tutto ma non sapeva niente, si limitava a dare consigli. I tempi sono cambiati, qualcosa è rimasto, si fa ancora salotto anche se non riesce ad avere quel rapporto che si aveva nel passato. Ho tagliato i capelli a cinque generazioni di modicani. Oggi purtroppo non c’è più quella passione necessaria per questo mestiere. Mio padre venne qua fino all’età di 87 anni, per lui era come una missione”.
Quando il signor Olivieri cominciò la sua “missione”, ci spiega – sempre con modi garbati ed una educazione d’altri tempi – una barba costava 50 lire ed esisteva una specie di moderno abbonamento: con un tumulo di frumento (circa 16 kg) ti assicuravi un anno di barbe e capelli, una volta a settimana la barba e una volta al mese i capelli. Ma c’era anche la possibilità di pagare con l’olio e il formaggio.
Alla domanda se ci sarà una quarta generazione di Olivieri barbieri, lui risponde così “Ho provato a portare qua i miei figli, ma tutti e tre hanno scelto strade diverse. Forse con i miei nipoti, ma dovrò ancora stare qua per tanti anni ancora prima che cresceranno. Purtroppo oggi nessuno ha voglia di imparare il mestiere, tutti hanno fretta di guadagnare presto. Qua ci vuole invece pazienza e abnegazione. Il mestiere di barbiere sta scomparendo, il giovane è più attratto dal parrucchiere per donne dove c’è sicuramente più guadagno”.