Dal 1977, Gino Nobile è l’indiscusso punto di riferimento ragusano per gli amanti della musica.
Il suo negozio, spesso definito “la bottega musicale” o “la farmacia della mente”, è un crocevia quotidiano di coloro che non si sono piegati al mercato digitale e considerano un album qualcosa da conquistare, da andare a prendere e toccare con mano.
Gino è l’anima di tutto: la sua è una passione coinvolgente, mai messa in dubbio, nemmeno nei momenti più bui per il commercio musicale. “Sono un ottimista” spiega: “credo nell’arte e nelle persone. Il mio negozio trova vita grazie al contatto con i clienti che io e mia moglie Mirella consideriamo come parte della famiglia. Si parla di musica, ci si scambia pareri e consigli, ma con un buon sottofondo si condividono anche preoccupazioni, problemi, gioie e sogni. Diverse generazioni si incontrano davanti al mio bancone, tutte accomunate dall’amore per quest’arte che non morirà mai, proprio come il vinile. Anche i più giovani scoprono la magia del blackalbum, e con esso la dolce, cara, amorevole malattia della musica vera“.
Questa icona culturale, sottolinea Nobile: “Ha resistito all’iper-offerta che ha avvelenato il panorama musicale nell’ultimo decennio. Il giradischi, magari messo in cantina dalla famiglia, torna a rivivere. Ascoltare un vinile vuol dire entrare in contatto con l’arte, ritagliarsi una sana pausa. Il vinile non si può scaricare, si deve prendere, poggiare ed ascoltare. Si devono rispettare i tempi dettati dall’artista, senza il maledetto telecomando che potrebbe fare saltare una traccia, o andare più veloce”.
Sul suo profilo Facebook, Gino ha postato questa frase, rivelatrice: “Le vendite dei vinili scavalcano il CD… mentre il download cala del 30%… ritorna the magic touch, l’arte di accarezzare le cose belle della vita…”
E a noi la spiega così: l’ascolto del vinile regala un suono più corposo, in grado di trasportarti in una dimensione magica, direttamente a fianco dell’artista o della band. “Apprezzare certe sfumature è senz’altro un dono che si riceve alla nascita” conclude: “ma in generale la cultura musicale è qualcosa da coltivare. Certo in Italia, a causa di un impoverimento che parte dalle scuole e dall’offerta culturale sempre meno presente, è ancora più difficile.
Eppure sono convinto che nei momenti di maggiore crisi, come questo che io chiamo ‘medioevo tecnologico’, si azzera tutto il superfluo e vengono fuori i linguaggi artistici in grado di comunicare qualcosa, ispirando una nuova rinascita”.