Domenica 9 novembre, nel primo pomeriggio, una volante della Polizia veniva inviata in Via Solferino a Comiso, dove era stata segnalata una persona che ne minacciava di morte un’altra, ossia l’autore della richiesta d’intervento.
Giunti sul posto, gli agenti trovavano un cittadino tunisino, successivamente identificato come K.J. (classe 1971), che alla richiesta di esibire i documenti per la identificazione, andava in escandescenza, iniziando a urlare e a inveire contro i poliziotti.
La ricostruzione dell’intera operazione è nel comunicato del Commissariato di Comiso:
Nonostante gli operatori cercassero di calmare K., lo stesso colpiva al viso con uno schiaffo uno dei poliziotti, facendogli cadere gli occhiali da vista, e malgrado venisse bloccato dall’altro agente di pattuglia riusciva a divincolarsi ed profittando del fatto che il primo poliziotto si chinava per raccogliere gli occhiali lo colpiva con una ginocchiata alle spalle prima di essere bloccato ammanettato e introdotto nella volante.
La ginocchiata provocava all’agente di Polizia una contusione lombosacrale, giudicata in seguito guaribile in pochi giorni, dal locale Pronto Soccorso.
Nel frattempo giungevano altri extracomunitari, tra cui la moglie e il cognato dell’uomo fermato.
La donna, capito che gli operatori volevano portare il Kellal in Ufficio dopo aver detto che era in stato di gravidanza, fingendo un malore si sdraiava per terra dinnanzi la volante invocando aiuto. I poliziotti ovviamente immediatamente allertavano il 118, per fare giungere una autoambulanza sul posto; il tutto era comunque volto a dare il tempo per far giungere sul posto altri extracomunitari dalle vie limitrofe, nella speranza di fare desistere i poliziotti dall’arresto.
A quel punto gli agenti tramite sala operativa chiedevano in ausilio l’intervento di altre pattuglie di Polizia e immediatamente giungeva una delle Volanti presenti a Ragusa appartenenti all’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura.
Dopo poco giungeva anche l’ambulanza del 118, che portava la signora presso l’Ospedale di Vittoria per accertamenti.
Pertanto sedati gli animi sul luogo, la volante Delta di Ragusa, e la volante di Comiso accompagnavano il tunisino presso il Commissariato di Comiso.
Presso gli uffici di Polizia veniva sentita la vittima, che dichiarava di essere il proprietario dell’abitazione di via Solferino e che per motivi di morosità aveva chiesto a K. di lasciare la casa; il tunisino però nel mese di ottobre del 2013 lo aveva minacciato di morte con un piede di porco e per questo motivo aveva già presentato denuncia e per tale denuncia il K. era stato rinviato a giudizio con un processo fissato avanti al Tribunale di Ragusa il prossimo marzo.
Il proprietario riferiva anche che il locatario lo aveva chiamato circa 20 giorni addietro riferendogli che aveva trovato un’altra abitazione sita in Comiso e che avrebbe lasciato la casa di Via Solferino 16. Inoltre chiedeva di revocargli la querela.
Il denunciate riferiva infatti che l’abitazione era stata liberata da circa 13 giorni, tant’è che in data 08 u.s. aveva effettuato un sopralluogo constatando che l’abitazione era stata lasciata con la porta d’ingresso aperta; era stata svuotata tanto che era mancante anche il frigorifero appartenente al locatore.
L’uomo in quella circostanza faceva intervenire un fabbro per sostituire la serratura non prima di avere scattato delle fotografie alla abitazione e successivamente aveva effettuato una nuova denuncia nei confronti del tunisino per furto.
Il giorno precedente l’arresto, il denunciante riferiva di essere stato contattato telefonicamente dal K. che dopo averlo ingiuriato lo aveva minacciarlo riferendogli le testuali parole “PEZZO DI MERDA CORNUTO SE NON MI RITIRI LA QUERELA IO TORNO IN QUELLA CASA E NON ME NE VADO PIU, PITTOSTO LA BRUCIO” interrompendo la telefonata.
In data 09, verso le 11.30, il proprietario riceveva una nuova chiamata da parte del K. con un numero da lui mai visto prima il quale lo ingiuriava e gli riferiva “GUARDA CHE HO SFONDATO LA PORTA DI CASA MI SONO RISTABILITO A CASA TUA E ANDRO’ VIA SOLO DOPO CHE HAI RITIRATO LA QUERELA, SE NON LA FAI TI BRUCIO LA CASA“.
Pertanto l’uomo, al fine di verificare la genuinità della telefonata si era recato a Comiso trovando effettivamente il K. davanti l’uscio di casa, spalleggiato da alcuni connazionali che sostavano nelle vicinanze, il tunisino andandogli incontro lo minacciava ancora una volta dicendogli: “SE NON RITIRI LA QUERELA TI BRUCIO LA CASA“.
Alle ore 14.00 si recava nuovamente in Via Solferino per verificare se ancora l’uomo fosse in casa allorquando nelle vicinanze dell’abitazione incontrava il K. il quale gli faceva chiare minacce mimandogli il gesto del taglio della gola.
A quel punto l’uomo chiamava il 113 della Polizia.
Il tunisino è stato arrestato per il reato di resistenza e violenza nei confronti del personale intervenuto (nel caso in esame la situazione si è presentata particolarmente grave ed insidiosa in quanto la presenza di altri extracomunitari e parenti del K. che aspettavano fuori dall’abitazione dimostra una volontà degli extracomunitari di innescare una violenta reazione anche nei confronti della Polizia, non accaduta solo per la capacità operativa degli agenti di mantenere la calma ed il controllo nonostante l’aggressione subita).
Il K., inoltre, risponderà anche del reato di estorsione e minacce gravi avendo più volte “avvisato” la vittima di ritirare la querela e qualora questi non l’avesse fatto, avrebbe occupato nuovamente l’abitazione che aveva lasciato e l’avrebbe bruciata, il tutto per procurarsi l’immunità nel procedimento penale in corso fissato in data marzo 2015, dando corso alla minacce in data odierna, forzando l’ingresso e occupando l’abitazione.
L’uomo dopo le formalità è stato condotto in regime di arresti domiciliari presso l’abitazione di Comiso a disposizione dell’AG.