Novembre con le fave novelle secche. Quelle di Sultano sono alla frantoiana “a trappitara”

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Quando le radici entrano nel piatto, Ciccio Sultano si esalta.
Le fave da queste parti sono una preparazione tradizionale. Considerate, fino a ieri, un legume povero (spesso mangiato in sostituzione della carne), oggi hanno ritrovato grande impiego in cucina.

‘A trappitara e alla frantoiana, è come dire la stessa cosa. Il “trapppeto“, inventato dai romani per l’estrazione dell’olio dalle olive attraverso l’uso delle macine fatte roteare da un animale, oggi è poco usato, sostituito dai metodi più moderni.

 

INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE:
500 gr grammi di fave fresche sgusciate
1 pomodoro
100 gr. cipolla
20 semi di finocchio
peperoncino e sale qb
1,2 lt. acqua
3 spicchi di aglio
100 gr. di olio e.v. oliva di tonda novello fresco

PROCEDIMENTO:
In una pentola far rinvenire la cipolla tagliata a pezzettini con l’olio extra vergine di oliva e mettere le fave precedentemente ammollate.
Unire l’acqua e cucinare per un’oretta (appena le fave si sfaldano sono pronte).
Regolare di sale e peperoncino. Porre dell’olio novello con aglio in una padella capace e portare a colore dorato, aggiungere l’origano e le fave e far cuocere per qualche minuto.
Servire in un piatto fondo con crostoni di pane tostato caldo all’aglio, origano e un filo d’olio extra vergine di oliva di tonda iblea. Meglio se di Chiaramonte.