Oggi, 2 novembre, al cimitero ci andranno tutti. Per una preghiera, per mettere un fiore, per ricordare i propri cari. Ma al cimitero c’è sempre più gente che ci va come visitatore.
Perché se basiliche, duomi, chiese e abbazie, ma anche le catacombe ed i mausolei sono da sempre posti di forte attrazione turistica, è d’altra parte evidente come, a fianco di queste visite culturali legate ai percorsi di fede e religione vi sia, negli ultimi anni, l’esplosione di un altro fenomeno, più particolare: il turismo nei cimiteri.
“Si tratta di un segmento turistico decisamente unico”, afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico della società di consulenza turistica Jfc e responsabile della ricerca La seconda vita dei cimiteri – che agisce sul mix possibile, esistente solo in questi luoghi, tra cultura ed architettura, visite a personaggi storici e ricerca interiore“.
In Italia 191 cimiteri di interesse turistico
Analizzando nello specifico i cimiteri a livello europeo, risulta come sia assolutamente primaria la posizione dell’Italia: i cimiteri italiani di potenziale interesse turistico sono il 55,2% del totale europeo, pari a 192 cimiteri dislocati nelle varie regioni. A seguire, la Spagna con 29 cimiteri (8,3%), la Francia con 22 (pari al 6,3%) ed il Regno Unito con 20 cimiteri (5,7%).
Come per le altre attrazioni turistiche, anche in questo segmento l’Italia non è in grado di sfruttare le proprie risorse “innovative”: infatti la maggiore quota di cimiteri che già oggi offrono servizi e circuiti, propongono visite e si promuovono a fini turistici non è in Italia ma la Spagna. I dati arrivano dalla ricerca su “La seconda vita dei cimiteri” condotta dalla società Jfc che l’Ansa ha in esclusiva.
In Italia i dati potenziali non si differenziano dai dati reali, sebbene i cimiteri che già oggi o si stanno posizionando sulla tematica turistica, offrendo anche servizi e percorsi culturali (dai corsi di teatro ai concerti) per i visitatori, o posseggono le caratteristiche per avviare immediatamente questo “percorso” sono meno della metà, 90 contro 192.
La regione con le maggiori attuali capacità di attrarre flussi turistici legati al “turismo ai cimiteri” è la Toscana (13,3%), seguita dalla Sicilia (11,1%: dove vince lo splendido campo santo di Catania) e dall’Emilia Romagna (10%), sul totale nazionale. Poi, ancora, in Piemonte (8,3%), Lazio e Lombardia (rispettivamente con il 7,3% del totale nazionale).
Stime sul turismo funerario in Italia
Secondo la ricarca, nel 2013 si sono registrate complessivamente 45mila visite nei cimiteri italiani. Si tratta di stime che però sottolineano come il turismo dei cimiteri potrebbe coinvolgere, in pochi anni, 90 siti nazionali ed interessare 400.000 italiani e 7 milioni di residenti nei Paesi di origine anglosassone in visita nel nostro Paese.
In Italia più visitati dagli stranieri sono i cimiteri acattolici
Da Livorno a Roma, da Firenze a Bagni di Lucca o Catania, sono questi quelli più visitati da americani ed inglesi, canadesi e francesi, ma anche tedeschi, polacchi e russi.
Rimane comunque bassa la quota di visitatori stranieri ai cimiteri italiani, ed è pari al 13,2% sul totale dei visitatori (il restante 86,7% è la quota dei visitatori residenti in Italia). Se invece si considerano i soli cimiteri acattolici, la quota di visite straniere “esplode” sino a toccare il 68% del totale.
Nel complesso, si tratta di visitatori provenienti soprattutto dagli Stati Uniti (24,5%) e dal Regno Unito (18,9%). Buona la quota dei tedeschi (15%). Per quanto riguarda gli Italiani, coloro che visitano i cimiteri a fini turistici provengono in prevalenza dal territorio (66,6%) e dall’area provinciale (21,2%), da una distanza massima di 50 km. Nell’81,7% dei casi si tratta di persone con un’età superiore ai 50 anni.
Le potenzialità siciliane
Come detto l’Isola, si posiziona, al secondo posto, appena un passo dietro la Toscana nell’ambito di questo cosiddetto segmento turistico, grazie alla presenza di cimiteri monumentali e necropoli di particolare interesse storico-artistico, tra i quali spicca proprio il Cimitero di Catania.
Il Camposanto del capoluogo etneo, finito di costruire intorno al 1880, secondo il progetto dell’ingegnere Filadelfo Fichera, presenta, infatti, una interessante e ricca presenza di monumenti funebri di ragguardevole interesse architettonico nei quali è possibile ravvisare il trionfo di vari stili e nella differente ricchezza dei fregi il fasto di antiche caste nobiliari. Passando dal Gotico all’Egizio, dal Caldeo-Assiro al Greco-Romano, dal Neoclassico al Liberty, i viali alberati del Cimitero di Catania sono un susseguirsi di cappelle gentilizie, di cupole, di cuspidi e bianchi sepolcri immersi in un armonioso equilibrio con la natura.