Dai che la domanda è facile: Ognissanti o Halloween?
Cioè: preferite i giocattoli e la frutta martorana dei Morticini o i dolcetti – scherzetti di scheletrini e streghette?
Siete più da tradizione o per il nuovo?
È una domanda, anzi un dibattito, che da qualche anno accende ogni 31 ottobre.
La moda – anglosassone prima, americana poi – di festeggiare la notte macabra di streghe, mostri e diavoli, è sbarcata da qualche anno anche in Sicilia, conquistando rapidamente piccoli e grandi e facendo diventare “démodé” la tradizionale festività di Ognissanti.
Per capire la portata sociale di questo fenomeno basti pensare che nel 2013 gli italiani hanno speso 360 milioni di euro e, incuranti di crisi, continueranno a spendere per travestimenti, dolciumi e feste anche quest’anno (e ci sono pure le app con i tutorial per il trucco e il costume, fino alle ricette inquietanti per la cena del 31 ottobre).
Sono numeri importanti, che però diventano modesti di fronte a quelli americani dove si bruciano ogni anno quasi 7 miliardi di dollari.
Ma come può competere la tradizione di Ognissanti di fronte all’innovativo merchandising delle zucche tagliate e illuminate? Se da una parte si cerca di inculcare ai bambini le tradizioni dei nostri nonni, dall’altro è impossibile sottrarli al bombardamento mediatico cui sono sottoposti.
Da noi, in Sicilia – e negli iblei in modo particolare – si racconta che la notte tra l’uno e il due novembre, i cari defunti escono dalle loro tombe e vanno a trovare i parenti portando doni per i più piccoli.
Ed è così che ricordiamo la nostra infanzia: con la speranza covata tutta la notte di trovare al risveglio il giocattolo e il dolce di marzapane che tanto desideravamo. Una manna dal cielo, è il caso di dirlo, prima dell’abbuffata natalizia.
Oggi, il movimento dei nostalgici e dei tradizionalisti fa di tutto per tenere ancora viva la festa sfruttando anche la moderna tecnologia. Gira da qualche giorno una cosiddetta catena di S.Antonio che invita a mettere come immagine del profilo social la foto del Santo preferito, mentre su Facebook proliferano i gruppi “Halloween, no grazie” che invitano a usare la testa e a non perdere la zucca.
In molti Oratori Salesiani della provincia, si vanno organizzano feste per i bambini vestiti da Santi.
Sono tutte iniziative meritorie che però, probabilmente, serviranno a ben poco contro lo strapotere americano.
Perché va detto che Halloween è la terza festa più celebrata in Italia, dopo Natale e Pasqua. Vale anche più di San Valentino. Il gotico e il macabro attirano sempre di più. Su e giù per lo Stivale proliferano feste a tema horror con il caso limite di Mozzano (Lucca) dove questa notte si svolgerà la XXI edizione della “Halloween Celebration”: con 10 euro si potrà assistere a ben 76 eventi sempre in tema gotico che vanno dalla Notte di Lucida alla mostra dei sepolcri; dalle animazioni demoniache ai mercatini dell’occulto per finire a notte inoltrata con i giochi pirotecnici dell’Ira di Lucifero e il Grande Sabba.
Non si arriva a tanto dalle nostre parti, dove, oltre alle feste in costume, incuriosisce l’iniziativa di un ristorante sciclitano che ha organizzato “La cena di lutto”: pietanze dai nomi macabri e tutti i clienti rigorosamente vestiti di nero.
Tanti la festeggeranno, ma in pochi conoscono la vera storia della “Hall Allows Eve”, la notte prima di Ognissanti, (da qui il nome contratto di Halloween).
La festa prende origini da Samahin (si pronuncia Sahuin), tradizionale festività celtica che celebrava la fine dell’estate e l’inizio del nuovo anno, che nel calendario celtico inizia appunto il primo di novembre.
Si usavano delle rape intagliate che rappresentavano le anime tormentate del purgatorio che vagavano libere in quella notte. Gli emigranti scozzesi e irlandesi portarono la tradizione in America, dove alle rape vennero sostituite le più economiche zucche e dove nacque la leggenda di Jack O’ Lantern, fabbro irlandese che il Demonio condannò a vagare per l’eternità dandogli, per riscaldarsi, solo una fiammella da custodire dentro la zucca.
La tradizione del dolcetto o scherzetto, Trick or Teat in inglese, risale invece al medioevo quando i viandanti bussavano alla porta della gente per chiedere l’elemosina in cambio di preghiere per i loro defunti.
Anche la festa delle zucche ha quindi le sue (profonde) radici e una sua letteratura. Peccato che il merchandising dei nostri tempi non ne tenga conto.