Sarà che si è fatto prendere un po’ la mano dalla scerbatura compulsiva, al punto da sradicare nella foga qualche albero storico e anche al punto da rimproverare il collega di Perugia, durante la visita istituzionale per Eurochocolate, perché ha trovato “tante erbacce e tante buche per le strade”.
E sarà che anche a Modica di erbacce da ripulire e buche da coprire ce ne sono ancora parecchie.
Sarà che ci ha preso gusto a vedere la città colorata, un quartiere alla volta, grazie al riflesso delle sue variopinte luminarie, che lo (e ci) sorprendono sempre, per la fantasia delle forme.
E sarà che si è reso conto che nella città delle cento Chiese gli ci vorrà un po’ di tempo per replicare lo spettacolo in occasione di tutte (ma proprio tutte) le feste religiose.
Sarà che l’episodio dell’inaugurazione del Ponte Guerrieri lo ha lasciato soddisfatto, sì, ma solo fino a un certo punto, perché è noto che i modicani hanno la lamentela facile e in quella circostanza non si sono proprio risparmiati. E sarà che adesso ha la massima ambizione di realizzare un nuovo ponte, che porti finalmente il suo nome, a imperitura memoria del suo passaggio in questa città.
Sarà che un altro dei suoi chiodi fissi, quello di essere incoronato “imperatore” del nuovo Libero Consorzio del Val di Noto, finora è stato oltremodo ostacolato dalla imperdonabile distrazione del suo protettore nell’Olimpo della politica, Rosario Crocetta, e quegli stupidi dei suoi luogotenenti che fanno i sindaci di Scicli, Pozzallo, Ispica, Pachino, Portopalo, non si sono voluti convincere ad aiutarlo. E sarà, quindi, che pensa di dover aspettare un’altra “epocale” riforma degli enti locali, per ritentare ed essere più fortunato.
Insomma, sarà anche che si è convinto che la fascia tricolore sul maglioncino blu (rigorosamente “a V”, rigorosamente con cravatta sotto, come da foto) della campagna elettorale gli dona particolarmente.
Sarà tutto questo e altro ancora, ma Ignazio ha deciso: resterà sindaco di Modica per dieci anni (elezioni, permettendo, ovviamente).
“Le suggerisco di mettersi a studiare, così magari tra nove anni potrà fare il sindaco”, ha suggerito lunedì 27 in Consiglio comunale al consigliere Ivana Castello.
E con una semplice battuta, a dire il vero – secondo i ben informati – già proferita a mezza voce in occasione di incontri privati con i suoi elettori, ha smentito mesi e mesi di rassicurazioni e promesse. “Voglio restare solo cinque anni e alla fine del mandato non mi ricandiderò”, aveva ripetuto fino allo sfinimento sin dalla campagna elettorale, vantandosi il più possibile del fatto che: “Cinque anni sono un tempo ragionevole per chi vuole cambiare le cose e imprimere una svolta”.
Sarà che ora vuole cambiarne il doppio, o “voltare una doppia pagina” (e cioè, alla fine dei giochi, riportare tutto al punto di partenza, se non ancora più indietro), parafrasando il suo fortunato slogan elettorale.
O sarà che, più semplicemente, non ha ancora trovato (con la facilità con cui l’ha trovato invece Nello Dipasquale) un partito disposto a caricarselo per fargli fare il salto a Palermo già dalle prossime elezioni, come invece si sarebbe aspettato di fare.
In tutti i casi, se dieci giorni, dieci settimane, dieci mesi di campagna elettorale sono estenuanti per chiunque, specialmente per i cittadini, prepariamoci: ce ne toccheranno dieci anni. Sempre che, da qui ai prossimi quattro, non si incarni in terra un anti-Ignazio (figura di cui – come quella dell’anti-Renzi in Italia – al momento, nell’orizzonte della Contea, non si vede nemmeno l’ombra).