Sta succedendo proprio in queste settimane: molti genitori si apprestano a iscrivere i figli in piscina, a calcetto o in palestra per la frequenza di una salutare attività sportiva.
E la domanda a cui tutti stanno cercando una risposta è: serve o no il certificato medico?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, anche con questa video-intervista del Corriere.it:
Ricapitolando: le attività ludico-sportive amatoriali (come l’uso libero di attrezzi in palestra o il nuoto libero in piscina), in base a quanto stabilito dalle nuove Linee guida del ministero della Salute, non richiedono la certificazione, che è facoltativa e non obbligatoria, come stabilito dal Decreto legge 69 del 2013 e confermato da una nota interpretativa del Ministero.
Eppure, negli studi dei medici di famiglia, i pazienti continuano a chiedere la certificazione che molte strutture pretendono, altrimenti l’iscrizione viene rifiutata.
Una spesa che va dai 30 ai 50 euro e che non avrebbe dovuto più pesare sulle tasche degli italiani, nelle intenzioni del legislatore. E a questi si potrebbe anche aggiungere il costo visita specialistica, arrivando anche a spendere sui 100 e i 150 euro, una cifra che rischia di scoraggiare i cittadini facendoli rinunciare all’attività sportiva.
CHI DEVE FARE IL CERTIFICATO?
Le Linee Guida del ministero stabiliscono che il certificato è obbligatorio per chi (ragazzi, alunni, studenti) svolge attività fisico-sportive parascolastiche, organizzate cioè dalle scuole al di fuori dall’orario di lezione; per chi fa sport presso società affiliate alle Federazioni sportive nazionali ed al Coni; per chi partecipa ai Giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale.
Quindi, i vari corsi di calcetto, basket, rugby, karate, judo, nuoto o ginnastica artistica sono tra quelli per i quali serve la certificazione quando, come accade in genere, le strutture che li organizzano sono affiliate alle Federazioni di competenza che consentono poi anche lo svolgimento delle gare non agonistiche.
QUANDO IL CERTIFICATO È FACOLTATIVO?
Per tutti i corsi seguiti in proprio e finalizzati al mantenimento del benessere psico-fisico non è necessario il certificato. Qualche esempio? Chi frequenta corsi privati di fitness, come l’aerobica o la sala pesi, il nuoto libero, la danza, lo yoga, il pilates e la ginnastica posturale è esentato dall’obbligo di certificato medico. Stesso discorso per i bambini in età prescolare che si avvicinano al nuoto con giochi in acqua.
CHI RILASCIA IL CERTIFICATO?
Per ottenere il rilascio del certificato è necessaria l’anamnesi e l’esame obiettivo con misurazione della pressione e di un elettrocardiogramma a riposo effettuato almeno una volta nella vita. Le Linee guida stabiliscono che per chi ha superato i 60 anni di età associati ad alti fattori di rischio cardiovascolare, è necessario un elettrocardiogramma basale debitamente refertato annualmente.
Anche per coloro che, a prescindere dall’età, hanno patologie croniche conclamate che comportano un aumento del rischio cardiovascolare è necessario un elettrocardiogramma basale debitamente refertato annualmente. Il medico può prescrivere altri esami che ritenga necessari o il consulto di uno specialista.
A rilasciare il certificato può essere il medico di medicina generale, il pediatra, il medico specialista in medicina dello sport, ovvero i medici della Federazione medico-sportiva italiana del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni).
ASSICURAZIONI E BUON SENSO
In realtà, scrive Corriere.it, ogni struttura sportiva, anche se il certificato medico non è obbligatorio, può comunque richiederlo perché resta di fatto facoltativo.
Questo perché molte palestre e piscine sottoscrivono assicurazioni che rispondono solo dietro la presentazione di un certificato medico, che a questo punto per la struttura diventa necessario”, spiega Gianfranco Beltrami, medico sportivo, presidente della Commissione Medica e Antidoping. “Sotto il profilo della sicurezza e della salute sarebbe certamente più opportuno fare comunque una visita medica, ma certamente per attività ludico-motorie l’intenzione del ministro era quella di evitare un costo per il cittadino.
Alla fine, per essere più tranquilli, i genitori preferiscono comunque che il bambino sia visitato dal pediatra prima di iniziare uno sport, ma perché il certificato abbia un senso e non sia solo un pezzo di carta, il medico dovrebbe sapere qual è l’effettivo carico di lavoro a cui il paziente sarà sottoposto.