Consiglio comunale a Scicli: è il momento della verità

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Il palazzo del Comune di Scicli

È arrivato il momento della verità, per il Consiglio comunale di Scicli, che entro martedì dovrà provvedere all’approvazione del bilancio di previsione 2014 e degli allegati non ancora passati dall’esame dell’aula.
E per questo già per domani sera alle 18 il presidente del consiglio Vincenzo Bramanti, su richiesta del sindaco Franco Susino, ha provveduto alla convocazione d’urgenza del consiglio comunale: all’ordine del giorno ci sarà innanzitutto l’approvazione delle tariffe della Tari, la nuova tassa sui rifiuti che sostituisce la vecchia Tarsu, per il 2014 (due settimane fa il consiglio ha già provveduto all’approvazione della Tasi, che molte polemiche ha suscitato per via dell’aliquota fissata al 2,5 per mille), e poi gli schemi del bilancio annuale e pluriennale.

Peraltro il 30 settembre, come scade il termine per l’approvazione del bilancio, tassello indispensabile se si vuole sperare nell’approvazione del Piano di riequilibrio da parte della Corte dei Conti, scade anche il preavviso di dimissioni dei consiglieri Vincenzo Bramanti, Mario Marino e Maurizio Miceli: in vista di questa data, gli stessi hanno lanciato un invito a tutto il Consiglio comunale a rassegnare le dimissioni, suscitando però l’ira non tanto dei consiglieri di maggioranza, quanto di quelli del Partito Democratico, che negli ultimi tempi hanno scelto la linea della “responsabilità”.

“La proposta di dimissioni volontarie è irricevibile” hanno sbottato Marco Causarano e Gianpaolo Aquilino “se legata agli accertamenti in atto su presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Scicli, poiché ci sentiamo estranei a contestazioni di tale genere. Anzi, le considereremmo un atto di viltà nei confronti di quei cittadini che ci hanno votato proprio per assumere decisioni, anche in condizione di confusione politica e mediatica come quella attuale. A questo punto però” scrivono i consiglieri del Pd “diciamo con altrettanta chiarezza che non ci stiamo più a questo gioco del detto/non detto, ad allarmi paventati ma mai spiegati, a frasi volutamente lasciate in un’aurea di pericolosa ambiguità”.
I consiglieri dimissionari, infatti, avevano scritto: “il consiglio comunale non può stare a guardare in silenzio, quasi come se fosse ostaggio di un sistema poco chiaro e molto chiaccherato“, e ancora che “l’apparato burocratico dell’ente, purtroppo, sovente scarsamente qualificato avvilito è incrostato, nel suo agire, da pluriennali e poco trasparenti inamovibilità”.

“Ma quali sono”, replicano Causarano e Aquilino: “le situazioni chiaccherate e poco trasparenti a cui fanno riferimento? I tre si dimetteranno perché contestano scelte politico/amministrative della Giunta o del sindaco (e questo è un conto!) oppure perché hanno timore di uno scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose? Se i tre parlassero in forza di ulteriori elementi conosciuti, infatti, riteniamo che abbiano l’obbligo politico di portare tutti noi e l’opinione pubblica a conoscenza di questi fatti, mentre abbiano l’obbligo giuridico (se non lo avessero ancora fatto) di riferire tali circostanze alle Autorità competenti”.