Parafrasando Primo Levi, verrebbe da dire: “Se questa è una strada…”.
Via Umberto Terracini, Vittoria, a due passi dal tratto iniziale di via XX Settembre, sopra lo slargo dell’ex mercato ortofrutticolo.
La segnalazione di un gruppo di cittadini esasperati arriva da qui, e non è la prima volta che denunciano pubblicamente le condizioni in cui versa la via nella quale vivono.
Da 4 anni a questa parte i residenti hanno chiesto aiuto davvero a tutti: alla polizia, ai carabinieri, ai vigili urbani, ai media. Ma il problema è ancora lì, lungi dall’essere risolto. Non solo. Oramai, quando vanno a lamentarsi negli uffici, pare venga detto loro che si può fare ben poco.
E allora che fare? Abbandonare le case di proprietà e andare via?
“Se fossimo stati in affitto ci avremmo già pensato – risponde una di loro – ma le nostre sono case di proprietà, tirate su con i sacrifici”.
Il problema è che via Umberto Terracini è diventata terra di nessuno. Secondo un progetto qui dovrebbe nascere una bella piazzetta, ma la realtà è ben diversa. La fine della strada è un campo minato delimitato da una montagna di sterpaglie e rifiuti oltre la quale c’è una discesa ripida e pericolosa che porta fino ai binari. Una volta pare che qui tutto fosse cinturato da una rete metallica, ma di quella recinzione non è rimasto nulla, nemmeno i paletti.
Il benvenuto viene dato da un muro con la scritta “Corleone” e la puzza di sporcizia, spazzatura ed escrementi si avverte già da lontano. Ma la cosa più spaventosa in assoluto è il tappeto di siringhe che si estende lungo tutta l’area. C
e ne sono a centinaia, di tutte le dimensioni, con gli aghi e senza, e nella maggior parte dei casi questi non hanno nemmeno l’astuccio di plastica. Negli angoli piccoli recipienti col necessario per preparare “la dose”.
Al calar del sole via Umberto Terracini diventa la zona degli eroinomani e i risultati, alla luce del giorno, si vedono. La scarsa illuminazione e un muro di cinta contribuiscono a farli sentire al sicuro e si appartano qui, sicuri di non essere visti. Sono, comunque, in buona compagnia perché qui si ritrovano anche i giovinastri che vogliono bere, e che poi lasciano le loro bottiglie di vetro per terra, e molte coppiette in cerca di intimità ma poco preoccupate del fatto che basti aprire una finestra per vederle accoppiarsi. Anche loro, quando vanno via, lasciano “chiare tracce” del passaggio.
“Prima non era così”, racconta un altro residente: “c’era baldoria, ma la situazione era più vivibile. Ora se li rimproveriamo ci minacciano, abbiamo subito furti e tentati furti, l’ultimo neanche un mese fa. Abbiamo paura perché abbiamo bambini piccoli e non possiamo lasciarli scendere in strada a giocare come tutti i genitori normali. Siamo terrorizzati all’idea che possano sfuggire al nostro controllo e affacciarsi, la sera, o scendere giù, di giorno”.
Sarebbero i mariti qui, di tanto in tanto, a rimboccarsi le maniche per dare una ripulita perché gli operatori ecologici si vedrebbero poco o nulla e, con San Martino alle porte, le preoccupazioni crescono ulteriormente.
“Verso ottobre-novembre la zona si popola di zingari” continua una signora “e fanno di tutto! Siamo, praticamente, prigionieri in casa nostra. La cosa più tranquilla che fanno è spennare le galline e arrostirle…”.
Una situazione veramente insostenibile, più volte denunciata e altrettante volte ignorata. “Ripulendo tutto, abbattendo i muri alla fine della strada e intensificando i controlli, in modo che ogni sera girino le pattuglie, forse la situazione potrebbe tornare sotto controllo ed è esattamente quello che chiediamo” concludono i residenti. “Noi paghiamo le tasse! Che il Comune si attivi e contatti i proprietari dei terreni, se esistono! Che ci mandino qualche operatore ecologico a bonificare l’area! Oppure che non si presentino mai più alle nostre porte, quando ci sarà da cercare i voti!”.