No alle trivelle al largo della Sicilia: anche tre comuni iblei ricorrono al Tar

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Renzi dice che le coste siciliane sono “meglio del Texas”? E la Sicilia fa ricorso al Tar.

Un documento firmato da Greenpeace, Wwf e Legambiente – insieme a Lipu Birdlife Italia, Italia Nostra, Touring Club Italia, Legacoop Pesca Sicilia, Anci Sicilia e i comuni di Licata, Ragusa, Scicli, Palma di Montechiaro e Santa Croce Camerina – è stato presentato al Tribunale Amministrativo del Lazio per bloccare il progetto che prevede la creazione di otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata.
Tutti contrari al decreto 149/14, emanato dal ministro dell’Ambiente, che sancisce la compatibilità ambientale del progetto “Off-shore Ibleo” di Eni.

“Per la prima volta, un fronte così ampio si schiera compatto contro le trivellazioni off-shore, confermando che la tutela del mare” affermano in una nota “e la volontà di seguire una strada ben diversa da quella fossile intrapresa dal governo e confermata con le forzature normative contenute nel cosiddetto decreto legge Sblocca Italia che, anche contro il dettato costituzionale, emargina gli enti locali e inibisce la partecipazione dei cittadini – non sono solo una priorità per gli ambientalisti, ma una necessità anche per le amministrazioni locali e per chi rappresenta attività economiche fondamentali per il Paese come il turismo e la pesca”.

Il progetto, dice la Reuters, prevede complessivamente otto pozzi per due campi gas – Argo e Cassiopea – a 21 chilometri dalla costa, l’installazione di una nuova piattaforma a 11 chilometri, più la realizzazione di vari gasdotti al largo delle acque tra Gela e Licata.
Il testo del decreto spiega che la zona della concessione di coltivazione si trova per circa il 17% nelle aree dove vige il “divieto di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare”, ma che “il programma dei lavori si sviluppa oltre le 12 miglia marine dal perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette”.

Secondo i ricorrenti, il ministero avrebbe autorizzato il progetto senza tenere conto di “vistose carenze rispetto alla valutazione del rischio ‘geologico’ rispetto alla progettazione delle condutture (sealine)” e del rischio ambientale legato anche alle emissioni in atmosfera e in acqua.
“Dopo il vergognoso voltafaccia della Regione Siciliana e le manovre del governo per estromettere i territori da queste decisioni, è fondamentale” proseguono i promotori della protesta “che si crei un movimento sempre più ampio che blocchi il folle piano di Renzi di trivellare i nostri mari, per estrarre gas e petrolio che basterebbero all’Italia solo per pochi mesi”.