Altra casa all’asta a Modica: in sette rimarranno senza un tetto

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Tre famiglie, sette persone di cui due bambini di 5 e 11 anni, che tra qualche settimana non avranno più un tetto sulla testa.

È l’ennesima storia di disperazione che arriva, questa volta, da Modica.
Si torna a parlare di vendita all’asta della prima casa, perché il caso limite dello sfortunato vittoriose Giovanni Guarascio evidentemente non ha insegnato nulla.

Questo pomeriggio i residenti dell’immobile messo all’asta, una villa di oltre 200 metri quadrati più giardino e laboratorio artigianale, insieme a parenti ed amici si sono riuniti sotto lo studio dell’avvocato che aveva il compito di aprire le buste con le offerte.

Con loro anche il movimento dei Forconi, guidato dal leader modicano Piero Bellaera, che annuncia battaglia futura ai possibili compratori: “Chiediamo ai compratori di mettersi una mano sul cuore. Oggi stanno per comprare una casa del valore di 380 mila euro a 132 mila senza pensarci due volte. Stanno buttando in mezzo ad una strada tre famiglie che non sapranno dove andare ad abitare. Già da ora annunciamo che non ci arrenderemo a questo ennesimo scippo e che faremo di tutto per salvare la dignità di queste persone”.

Come si diceva, tra il capannello di persone formatosi sotto lo studio dell’avvocato anche i diretti interessati, gli attuali proprietari. Sono due anziani genitori e i figli con le rispettive famiglie. “Che non ci pensino neanche per un momento a portarmi via la casa”, è il commento dell’anziano proprietario con gli occhi lucidi ma fieri. “Piuttosto do fuoco alla casa e a tutto quello che c’è dentro. Vi assicuro che lo farò perché non ho nulla da perdere, ma io la mia famiglia in mezzo a una strada non la mando”.

L’uomo, che prende solo una pensione di invalidità, non ha smesso un secondo di guardare negli occhi tutte le persone che passavano davanti al presidio sperando di incrociare con lo sguardo chi aveva presentato le buste. Ad un certo punto arriva anche una pattuglia della polizia che osserva, vede che il tutto si sta svolgendo con la massima civiltà e va via. “Purtroppo non sappiamo che fine faremo” aggiunge il figlio del padrone di casa “forse verremo ospitati da alcuni parenti ma non sappiamo fino a quando. Con la vendita all’asta, oltre alla casa e alla dignità, ci tolgono anche un piccolo laboratorio artigianale che usiamo per la nostra piccola attività agricola, senza di questo non sapremo neanche come lavorare”.

Dopo mezz’ora di attesa arrivano i possibili acquirenti, nessuna parola di troppo, nessun gesto incontrollato. Solo un freddissimo silenzio e nulla più. Le buste vengono aperte, si andrà a una nuova vendita tra otto giorni. Mentre fuori i parenti e gli amici si dicono disponibili ad autotassarsi per dare ai legittimi proprietari la possibilità di riacquistare il loro stesso immobile.