Che il Muos possa fare (davvero) paura, adesso lo dicono anche i periti nominati dal Tar di Palermo, a seguito dei ricorsi presentati dal Comune di Niscemi insieme agli altri Comuni aderenti al Comitato No Muos, da Legambiente, dal Ministero della Difesa e persino dalla Regione Siciliana che in questa vicenda, però, gioca anche il ruolo di soggetto giuridico che ha autorizzato la realizzazione dell’impianto.
Il verificatore Marcello D’Amore, docente della Sapienza di Roma, a cui il Tar ha affidato lo studio e l’istruttoria, ha concluso un verdetto articolato in cui, in sostanza sostiene che la relazione dell’Istituto Superiore della Sanità, che nei fatti aveva messo la Regione nelle condizioni di dare il via libera, non abbia riferito in modo esaustivo sulle conseguenze per la salute provocate dalla struttura radaristica della Us Navy.
D’Amore non smentisce gli esperti dell’Istituto Superiore della Sanità, ma aggiunge alcuni elementi alla relazione che aveva consentito l’autorizzazione: se c’è un errore di puntamento o si verificano eventi tellurici, la salute dei cittadini potrebbe essere compromessa (proprio come nei giorni scorsi aveva spiegato a RagusaH24.it il dottor Cirino Strano, consulente scientifico dei Comitati No Muos), mentre in condizioni normali non dovrebbero esserci rischi.
Il professor D’Amore nei giorni scorsi ha completato l’istruttoria sentendo tutte le parti – Legambiente, Comune di Niscemi, Arpa – e svolgendo anche un monitoraggio in loco. Purtroppo il limite di tutti gli studi, delle analisi, delle relazioni, sta nel fatto che derivino da indagini solo virtuali, dato che gli impianti sono spenti.
Il 25 novembre è prevista un’udienza al Tar di Palermo, che ha unificato i ricorsi (Comune di Niscemi, Legambiente, Regione Siciliana, Ministero della Difesa).
La Regione ha sostenuto le ragioni del Comune, e perciò dei No Muos, ma è anche il soggetto che ha autorizzato la realizzazione dell’impianto: due ruoli, sulla carta, contrastanti.