A Concetta serve una vita “al naturale”. La sua battaglia contro il cancro continua

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Tra alti e bassi, speranze e amarezze, la battaglia di Concetta Roccaforte contro il cancro, con l’alternativo Metodo Gerson, continua. E continua anche il mio impegno per far si che quante più persone possano conoscere la sua storia e aiutarla, ognuno nel suo piccolo e per quello che può.

Giorno dopo giorno, Concetta, grazie anche all’aiuto della nipote del dr. Max Gerson, con la quale è in contatto, sta cercando di mettere a punto la terapia al 100%, ma le cose da fare sono davvero tantissime, perché il metodo (semplicisticamente parlando) si basa sul ritrovamento del perfetto equilibrio tra corpo e mente, sull’alimentazione biologica e l’eliminazione di tutto ciò che non è naturale, persino i detergenti per la casa e per l’igiene personale. Questa settimana, al termine di un attento studio, ha aggiunto i clisteri di caffè e gli integratori e sta cercando di avviare l’iter per il ricovero nell’unica clinica europea, in Ungheria.

La malattia non aspetta, i valori tumorali sono di nuovo fuori posto, ma lei, forte come sempre, sta cercando di reagire, confidando nel fatto che un’alterazione dei markers pare sia normale quando si inizia questa terapia, che metterebbe ogni tossina in circolo per poterla poi espellere.

Con il suo racconto ci eravamo fermati all’inizio del primo ciclo di chemioterapia, nel marzo 2010.
È un ciclo che Concetta affronta mentre è ancora molto debilitata dall’intervento devastante con il quale le è stato asportato l’intero apparato riproduttivo e non solo. “È passato più di un anno e mezzo, dopo quell’operazione, prima di tornare a camminare regolarmente. Tuttavia, dopo tre mesi, ho iniziato la chemioterapia e subito si sono presentati tutti gli effetti collaterali: perdita di capelli, nausea, vomito, spossatezza, glicemia e pressione alle stelle e febbre alta, dovuta all’allergia al platino. Terminate le mie sei sedute” ricorda “avevo i valori talmente bassi da non riuscire nemmeno a tenere in mano una bottiglia d’acqua, ma poi, per fortuna, per l’anno e mezzo successivo sono stata bene, e mi sono illusa che fosse tutto finito. Per qualche tempo sono anche tornata a lavoro e, superato l’anno, il medico mi ha detto che, da quel momento in poi, avremmo potuto fare i controlli ogni tre mesi, non più mensilmente. Ho avuto questo “piacere” solo una volta, poi è ricominciato l’incubo”.

“Era appena terminata l’estate del 2011 e io ho avuto appena il tempo di eseguire tutti gli accertamenti. A dicembre mi sono dovuta operare di nuovo. Questa volta gli esami avevano evidenziato metastasi sulle pareti addominali. Sono rimasta in sala operatoria tre ore circa” continua nel suo racconto: “e, per fortuna, mi sono risvegliata abbastanza lucida. È ricominciato anche il calvario della chemio, che da febbraio mi ha portata fino all’inizio dell’estate, con malesseri acuti, generali, indescrivibili”.
Alla fine del secondo ciclo tutto sembra, nuovamente, rientrare, e Concetta si illude che una recidiva possa essere normale. Tenta di crearsi, così, una sorta di scudo psicologico che la protegga dall’idea che quello che l’aveva colpita è, in realtà, uno di quei tumori che non si ferma…
“Sono rimasta tranquilla quasi un anno, fino alla primavera del 2013. Poi di nuovo markers fuori controllo, di nuovo trafila, di nuovo ospedali, tac, pet, analisi, paura. Questa volta”, rammenta: “le metastasi sembravano nel fegato e da li le preoccupazioni si sono moltiplicate, perché si pensava che non si sarebbe potuto neanche operare e che fosse arrivato il momento di dire basta. Inizio a consultare altri medici, getto via così i pochi soldi della pensione e quelli messi da parte in anni di lavoro e sacrifici. Infine, torno a Catania e da un’ecografia si evince che le metastasi, in realtà, non erano dentro il fegato, ma in superficie.
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Il medico mi consiglia, quindi, di provare un nuovo intervento e, anche se ero molto spaventata, decido di farlo. Ho pianto per un mese prima di tornare in sala operatoria, ad agosto, e non avevo tutti i torti considerato quanto è stato invasivo. Il mio medico, infatti, non si è limitato a togliere le metastasi note, ma è stato molto scrupoloso e ha controllato anche le parti in cui gli avevo riferito di avere dolori, trovando e asportando un altro nodulo tra rene e fegato e un’altra metastasi sul diaframma. Questa volta sono uscita dalla sala operatoria dopo 6 ore e sono andata dritta in rianimazione, dove sono rimasta 24 ore”.

Fin qui la seconda parte del racconto.
Da quando la raccolta fondi è partita ufficialmente, sul CC di Concetta sono confluiti circa 600 euro, ma in tanti si stanno dando da fare con vari tipi di donazioni o mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze. Gruppi di persone si stanno, anche, organizzando per piccole collette o iniziative a scopo benefico.
A Vittoria, inoltre, in diversi esercizi commerciali, sono stati sistemati dei salvadanai per la raccolta di piccole somme.

Io vi ricordo che il codice IBAN per le donazioni è: IT 25 I 0503411795 000000 123066.
Chi non volesse donare soldi, ma volesse, comunque, dare il suo prezioso contributo, potrebbe fare recapitare a Concetta frutta e verdura biologici o prendere spunto dalla seguente lista di prodotti:

  • Fiocchi di avena al naturale bio e integrali;
  • Camomilla non dolcificata bio;
  • Caffè in polvere bio;
  • Pane 100% di segale bio senza sale;
  • Olio di semi di lino bio;
  • Prodotti per la casa (anticalcare, detersivi per piatti e vestiti, igienizzante bagno, disincrostante wc, sgrassatore, etc…) di origine vegetale e senza additivi chimici;
  • Prodotti per l’igiene personale (detergente intimo, sapone liquido mani, doccia gel e shampoo) preferibilmente della marca Omia o comunque biologici;
  • I prodotti si trovano nelle parafarmacie e nei negozi specializzati.