Non solo il Tribunale: i segni tangibili del cedimento (infra)strutturale ibleo

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tribunale di modica

Un anno fa, all’inizio dell’estate, si sperava nella decisione della Corte costituzionale sul ricorso presentato dai Tribunali cosìddetti “minori”, contro la loro soppressione che appariva affrettata e inutile per risolvere i problemi dei costi della giustizia e, soprattutto, quelli legati alla efficienza del sistema giudiziario italiano.
La sentenza della Corte non accolse le ragioni dei “Tribunalini” e, così, di punto in bianco, si avviarono alla chiusura Tribunali piccoli ma efficienti a beneficio di altri che si sono trovati a dover affrontare carichi di lavoro eccessivi e inusitati.
Risultato: disagi per gli utenti, processi rinviati e a rischio prescrizione, dipendenti trasferiti da strutture moderne in altre, anguste e inadeguate.

A RAGUSA L’ALLEANZA POTERE POLITICO-POTERE GIUDIZIARIO
Il Tribunale di Modica è costretto ad emigrare a Ragusa da una legislazione approssimativa (frutto di verifiche effettuate solo sulla carta) e dal desiderio di magistrati e avvocati ragusani (fortemente spalleggiati dal sindaco pentastellato, Federico Piccitto) di valorizzare una sede giudiziaria che viveva all’ombra del carico di lavoro dell’Ipparino (a Vittoria è scomparsa la sezione staccata del Tribunale) e della secolare tradizione del Tribunale di Modica, ospitato in uno dei Palazzi di giustizia più moderni del Meridione d’Italia.
Inutili le battaglie legali anche perché il presidente del Tribunale di Ragusa, Giuseppe Tamburini (ex presidente della sede modicana) ha sempre fatto orecchie da mercante alle richieste provenienti dagli addetti ai lavori (avvocati, organizzazioni sindacali di categoria, società civile) di utilizzare il Palagiustizia di Modica invece di smantellarlo.
Una richiesta che è arrivata a Tamburini anche dal Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo che, con una ordinanza, lo ha invitato a razionalizzare il sistema giudiziario nel territorio, utilizzando – appunto – il Palazzo di giustizia di Modica. Tamburini ha considerato, invece, carta straccia l’ordinanza del Cga, mentre il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, ha aperto un fascicolo a carico del Comitato pro Tribunale di Modica i cui responsabili sono stati anche convocati in Procura e sentiti in presenza di (imbarazzati) funzionari della Digos per accertare eventuali attività “sovversive” nelle iniziative del Comitato.
Da qualcuno questa indagine è stata catalogata come abbastanza strana e originale dal momento che la protesta ipotizzata come potenzialmente eversiva, fino a quel momento (gennaio 2014), si era concretizzata in un paio di assemblee pubbliche alla presenza dei sindaci del comprensorio modicano, di avvocati, sindacalisti, rappresentanti di associazioni e di categorie produttive. Nulla a che vedere, insomma, con ipotetici intenti sovversivi in grado di turbare l’ordine pubblico.

LE VERIFICHE TECNICHE CADUTE NELL’OBLIO
Il Comitato, tra l’altro, aveva evidenziato lo stato critico dell’edificio che a Ragusa ospita il Tribunale, sollecitando una verifica delle condizioni di sicurezza dello stabile, oltre che di garanzie per i dipendenti, più che raddoppiati con l’arrivo di oltre cento persone provenienti da Modica e dalla sezione staccata di Vittoria.
Nulla si sa, fino a questo momento, di sopralluoghi o verifiche effettuate dai Vigili del fuoco o dall’Ufficio provinciale del lavoro.
Tutto sembra essere passato sotto silenzio, malgrado la legittima fiscalità delle autorità in tema di sicurezza nei luoghi aperti al pubblico. Come se – paradossalmente – un Palazzo di giustizia dove operano circa duecento dipendenti (e dove un centinaio lavoravano già in condizioni non ottimali) e che ospita giornalmente moltissimi utenti, non dovesse rispettare le stesse regole che devono osservare cinema, teatri, stadi, discoteche. Una sorta di pericolosa immunità in un posto dove sta scritto che la “legge è uguale per tutti”?

L’INDOTTO E LE MANCATE RICADUTE ECONOMICHE
Ma il Comitato era stato lungimirante anche in relazione all’indotto che ruota attorno ad un Tribunale: utenti, avvocati, magistrati, forze dell’ordine. Il Palazzo di giustizia di Modica faceva registrare, secondo le stime contenute in un dossier dell’avvocatura modicana, un accesso settimanale di circa 3.500 persone che gravitavano, quindi, nell’area commerciale del quartiere Sacro Cuore, e non solo. Un indotto di quasi 15.000 persone al mese per bar, rosticcerie, tabaccherie, ristoranti, negozi.
Questo “tesoretto” è emigrato, ora, a Ragusa senza che l’amministrazione comunale modicana (molto tiepida nel sostenere la battaglia per evitare l’accorpamento del Tribunale) si sia resa conto del danno provocato al territorio. Chiaro che, venendo a mancare, in città, sedi istituzionali che forniscono servizi, scompaiono anche i fruitori di quei servizi.
Semplice deduzione per i più. Non proprio per sindaco e assessori comunali di Modica che, invece, hanno servito ai colleghi ragusani un assist sfruttato in maniera più che opportunistica. Lo dimostra la grande e, per certi versi, insolita sinergia fra potere amministrativo e potere giudiziario registratasi fra il sindaco di Ragusa, Piccitto, il presidente del Tribunale, Tamburini, e lo stesso procuratore, Petralia.

LE SPESE CHE NON POTEVANO ESSERE FATTE
Il Comune di Ragusa si è messo a disposizione dei vertici giudiziari per approntare nuovi locali da destinare agli uffici del Tribunale ragusano affrontando spese che, secondo la legge, non potevano essere fatte. Nel decreto che accorpa i Tribunali, infatti, è contenuta la cosìddetta “clausola di invarianza finanziaria”: in parole povere, l’accorpamento di un Tribunale ad un altro non deve comportare costi in più per la collettività. Tutto il contrario di quanto accaduto nel caso del Tribunale di Ragusa dove i costi di adeguamento dei locali e di nuovi fitti ammontano, per il momento, a circa un milione di euro. Altro che risparmio! Senza contare i disagi degli utenti e le spese supplementari che deve affrontare chi, nel comprensorio Modicano e in quello Vittoriese, ha bisogno dei servizi offerti dal sistema-giustizia.
A parte, ancora, una mancata presenza istituzionale di fondamentale importanza nell’area orientale iblea (Modica, Ispica, Scicli e Pozzallo) caratterizzata da una grave emergenza come quella degli sbarchi di migranti a Pozzallo. Di tutto questo non si è tenuto conto.

LA CLASSE POLITICA LATITANTE
I rappresentanti politici del territorio – pronti ad esprimere soddisfazione per un semplice annuncio o per una promessa – non hanno portato avanti iniziative serie come hanno fatto politici di altri territori (è stato salvato, per esempio, il Tribunale di Caltagirone che era stato inserito nel primo elenco delle soppressioni) per difendere presìdi di legalità o per  evidenziare al Governo nazionale le incongruenze di un accorpamento che, invece di un risparmio, produce solo un aumento dei costi.
La battaglia isolata della senatrice sciclitana del Pd Venerina Padua non ha trovato nessuna sponda in altri parlamentari del territorio confermando, ancora una volta, il paradigma provato di mancanza assoluta di potere contrattuale da parte di una classe politica meno che mediocre. “Ci sono politici pronti a combattere solo le battaglie facili da vincere”, afferma il presidente dell’Ordine forense di Modica, Ignazio Galfo. “E quelle più difficili non interessano perché si rischia di intaccare una effimera popolarità fatta ancora di piccoli favori e clientelismo d’annata. Sarebbe stata percorribile la strada del Tribunale unico Modica-Ragusa, a patto, però, che tra le due città si fosse instaurato un dialogo costruttivo”. E, mentre tre sindaci del Veneto agivano insieme per salvare il Tribunale di Bassano del Grappa (accorpato a quello di Vicenza), qui, tra i sindaci di Ragusa e Modica (politicamente imberbi, troppo presi da loro nuovo ruolo e desiderosi di visibilità) c’è stato, invece, un inutile braccio di ferro. A mediare, in altre occasioni, sarebbero intervenuti uomini politici  in grado di fare gli interessi veri di un territorio che, tutto sommato, nella sua estensione provinciale, è paragonabile al quartiere di una metropoli. Ma quei politici, purtroppo, restano ormai solo sui libri di storia locale.
E, a proposito di politica, ecco come la pensa il presidente del Comitato pro Tribunale di Modica. “Per parlare con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in occasione della sua presenza a Comiso per l’intitolazione dell’aeroporto”, dice l’avvocato Enzo Galazzo “è stato necessario fare letteralmente a gomitate. Ci è stato possibile soltanto scambiare poche battute, recepite in maniera altezzosa e sufficiente dal ministro. Una cosa umiliante per chi rappresenta centomila cittadini che vogliono difendere una istituzione. Per non parlare delle promesse del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che, sulla base di una norma regionale, si è detto pronto a sostenere le spese per tenere in vita il Tribunale tramite un accordo Stato-Regione. Ma sono state solo parole”.
A comprovare queste teorie (che sono, secondo noi, dati di fatto), tanti altri esempi che, in questi  anni, hanno penalizzato il territorio ibleo e, in particolare, quello orientale: i ritardi nella realizzazione del tratto Rosolini-Modica dell’autostrada Siracusa-Gela; nessun finanziamento per il recupero dei centri storici del Val di Noto, ad eccezione della ormai famosa e abusata legge su Ibla, ricco e costoso regalo della Regione che elargisce milioni di euro (molti ancora non spesi), utilizzati anche per spettacoli, fiere, sagre, mostre e artisti di strada; il porto di Pozzallo lasciato nel limbo di un futuro commerciale e turistico sempre ipotizzato a parole e mai trasferito nella realtà; la chiusura di uffici decentrati, come quelli per la riscossione dei tributi, a Modica e Vittoria; opere pubbliche ferme al palo e settore turistico lasciato all’iniziativa (per fortuna valida) degli imprenditori privati che non riescono ad ottenere il supporto delle pubbliche amministrazioni  per migliorare la vivibilità delle città e la tutela dell’ambiente.
Tutto questo, a nostro parere, si evidenzia da un esame della realtà iblea. C’è, sicuramente, chi parlerà di qualunquismo.

Ma se le cose sono facilmente verificabili (e crediamo che lo siano), il termine da utilizzare, probabilmente, è destinato a cambiare in quello più cattivo di “decadimento”.
C’è voluto mezzo secolo (e la chiusura del viadotto per manutenzione)  per capire, in modo unanime, la lungimiranza del parlamentare modicano Emanuele Guerrieri, fautore, negli anni Sessanta, della realizzazione del ponte che, a Modica, porta il suo nome e che ha reso più moderni e più semplici i collegamenti stradali tra Ragusa e Siracusa.
Per  capire, invece, la cecità politica dell’attuale classe parlamentare basta, purtroppo, molto meno. Noi, per il bene di questa terra, speriamo di sbagliarci!