Lunga la giornata ragusana vissuta giovedì 11 dalla rappresentanza del movimento Forconi, con in testa il leader Mariano Ferro, e del Comitato No aste.
In mattinata un presidio (non molto partecipato, in realtà), predisposto in piazza San Giovanni, ha incontrato cittadini e organi di stampa. “Non abbassiamo l’attenzione alle tematiche da noi sempre sostenute – ha spiegato Ferro – perché siamo convinti di lottare per giuste cause. A partire dal sistema delle aste giudiziarie che sta mettendo in ginocchio una intera classe economica, un meccanismo che butta in mezzo alla strada quelle famiglie che non possono permettersi di pagare più i mutui. Ragusa è ormai lontana dall’essere isola nell’isola. Le attività economiche e le piccole imprese sono state lasciate sempre più sole. In mano agli sciacalli. È il caso, per esempio, dell’ulteriore abbassamento del prezzo del latte. Pensare di togliere 6 centesimi a litro vuol dire colpire mortalmente gli allevatori. Non possiamo pensare di rimanere in silenzio a guardare, forse sarebbe opportuno ripensare ad una nuova protesta”.
Il presidio è stata l’occasione per annunciare la presentazione di un dossier che il Movimento sta predisponendo sull’utilizzo degli ex fondi Insicem, incartamento che sarà inviato alla Procura ed al prefetto di Ragusa.
Questa una delle tappe che verrà programmata nei prossimi giorni.
“Un esempio”, afferma il portavoce, Marcello Guastella “della fallimentare gestione di una intera classe dirigente. Ricordo che questi fondi, derivanti dalla dismissione dell’ente minerario siciliano, sarebbero dovuti rimanere all’interno del territorio ragusano destinandoli alle imprese. Esiste un accordo del 2006, parliamo quindi di tempi biblici, che programma l’utilizzo dei fondi”.
Allo stato attuale, accusa ancora il portavoce del movimento: “Non si capisce bene dove siano e quali azioni abbiano sostenuto. Ci sono cose che non ci quadrano e pertanto chiederemo che sia pubblicato un rendiconto scrupoloso di questi fondi, dove sono allocati, quanti interessi hanno prodotto e soprattutto quali siano i possibili criteri per riutilizzare queste somme. Se ancora esistono queste somme, da quello che sappiamo ammontavano a circa 59 milioni di euro, sicuramente alle imprese in difficoltà” conclude Guastella“farebbero tanto comodo“.
LA REAZIONE DELLA COLDIRETTI
“In un sistema di crisi sempre più allarmante, gettare accuse infondate crea confusione e gioca con i reali interessi dei produttori zootecnici. Quando poi queste accuse arrivano da chi non sa distinguere nemmeno il colore del latte, tutto ciò assume toni grotteschi”.
È dura la replica del direttore di Coldiretti Ragusa, Pietro Greco ai Forconi, sul ribasso del prezzo del latte, avvenuto a loro dire con la compiacenza delle associazioni di categoria, in primo luogo della Coldiretti, e senza interpellare le cooperative. “Da aprile” dichiara Greco “abbiamo cercato di fare sintesi tra le aziende zootecniche e le cooperative, in modo da rappresentare le istanze di un intero territorio ed avanzare in modo compatto richieste al mondo del mercato e quindi agli industriali. Ricordo che il latte non lo vende né lo acquista la Coldiretti” aggiunge Greco: “il nostro ruolo è di anello di congiunzione tra la domanda e l’offerta. E quando avviene che, nonostante la proposta di fare fronte comune e lottare per un prezzo più competitivo, alcuni imprenditori continuano a vendere a tariffe stracciate, è chiaro che gli industriali non scenderanno mai a compromessi. Coldiretti è coerente con il lavoro fin qui svolto, ovvero tutelare gli interessi dei produttori anche a costo di proporre un blocco delle vendite per alcuni giorni. Solo così le industrie saranno costrette a sedersi ad un tavolo e a concedere qualcosa in più alle nostre aziende”.
[Fonte: La Sicilia]