Il caso Randello, per ben due sedute, è stato al centro dei lavori del consiglio comunale ragusano.
Riuniti mercoledì sera in seduta ispettiva e giovedì per quella ordinaria, i trenta eletti a Palazzo dell’Aquila chiudono la due giorni di lavori con un fin troppo buonista atto di indirizzo che impegna l’Amministrazione alla salvaguardia dell’area di Randello.
Una chiusura arrivata in maniera inaspettata, dopo gli aspri toni utilizzati nel corso degli interventi da parte dei componenti delle minoranze, lanciata da un teatrale Maurizio Tumino che, ritornando sulla questione e, dopo aver letto la documentazione relativa al ricorso da parte del resort, ha dichiarato di essere concorde con la decisione da parte della Giunta di resistere in giudizio nei confronti della ditta che: “evidentemente ha agito senza avere i permessi e quindi in maniera non conforme alle disposizioni legislative”.
Tumino ha anzi spronato Federico Piccitto a tenere un simile atteggiamento anche in futuro, per le diverse questioni che competono al sindaco.
Al contrario, il consigliere di Movimento città, Carmelo Ialacqua, ha in maniera dura sottolineato che sarebbe stata opportuna una capacità decisionale diversa da parte di Piccitto, il quale avrebbe dovuto delineare in modo inequivocabile la volontà di tutelare l’area paesaggistica. Questi i due estremi politici registrati al cospetto di sindaco, assessori, responsabile Suap e dirigenti competenti che, durante il question time, hanno risposto a tutte le domande arrivate dall’aula con la volontà di fare chiarezza e di chiudere il dibattito, in attesa dei risvolti delle indagini degli organi inquirenti che stanno andando a fondo sulla vicenda.
“Siamo intervenuti a giugno” ha affermato Piccitto “per tutelare la spiaggia, in primis con l’atto di indirizzo inviato al dirigente affinché non si rilasciassero concessioni sul sito”. In seconda battuta, continua: “Interesseremo il Consiglio della redazione del nuovo Piano di utilizzo del demanio marittimo che conterrà una serie di tutele per la zona che ad oggi non esistono. Ricordo che il Piano del 2009, approvato dal Consiglio comunale ed inviato alla Regione, apriva alla realizzazione di stabilimenti balneari.
Quel Piano rimase per anni incompleto con le relative osservazioni e quindi rimandato indietro. Il nostro obiettivo è adesso quello di lavorare celermente per portare in aula il nuovo strumento di programmazione. Nelle more abbiamo agito intervenendo con l’ordinanza di rimozione della pedana e con il procedimento ancora aperto al Suap. Dal punto di vista amministrativo” chiude Piccitto “il Comune è stato coerente negli atti con quello che abbiamo sempre detto: la convinta salvaguardia del bene naturalistico“.