Finché se ne dimenticano al Ministero, nel momento in cui compilano le “indicazioni nazionali” per i programmi scolastici, abbiamo un qualche diritto di lamentarci.
Ma se degli scrittori siciliani, quelli che hanno dato un contributo fondamentale a tessere l’identità della letteratura italiana del ‘900, ci dimentichiamo anche noi dell’Isola, non abbiamo più alibi.
E che ce ne stiamo dimenticando – o che quantomeno ne stiamo trascurando parecchi – ce lo dimostra l’itinerario scelto dalla Regione per il progetto “Strada degli scrittori”: si tratta di un itinerario culturale e artistico, una sorta di “grand tour” attualmente in corso (le date previste vanno dal 5 al 12 settembre), su cui peraltro la Regione punta in vista di Expo 2015.
Peccato che, di tutto il patrimonio culturale che l’intera Isola potrebbe fornire ad un progetto che va sotto un nome così pretenzioso, ne sia stato scelto solo un pezzetto, che va da Racalmuto a Caltanissetta, passando per Porto Empedocle, Favara, Agrigento. Così dentro ci sono finiti Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, Pier Maria Rosso di San Secondo e – naturalmente – Andrea Camilleri.
Ma, scusate: e Giovanni Verga, Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini? E Gesualdo Bufalino, Vitaliano Brancati, Ercole Patti, Vincenzo Consolo, Giuseppe Bonaviri? Giusto per citarne qualcuno che ha avuto la sventura di nascere nel Sud Est.
Per carità, se il triangolo Racalmuto-Porto Empedocle-Favara ha l’ambizione di puntare su questo percorso per celebrare il vanto (legittimo) degli scrittori a cui ha dato i natali, non si può che esserne felici.
Ma se su questa ambizione mette immediatamente il cappello la politica e si trasforma in una dichiarazione dell’assessore regionale alle Attività produttive Linda Vancheri, che ha promesso di “trasformare la Strada degli scrittori in uno dei progetti su cui puntare per l’Expo 2015, trattandosi di un progetto territoriale che accomuna tutte le eccellenze dei nostri territori”, allora no: qualcosa da ridire ce l’abbiamo.
La Sicilia è molto grande, ma è pur sempre troppo piccola se si pensa di presentarla ad un’Esposizione Internazionale spezzettata in quartieri, ognuno con i suoi santi patroni: si corre il rischio che un giapponese innamorato di Quasimodo si presenti al banco della “strada degli scrittori siciliani” e se ne vada via prendendoci per ignoranti.